Il ministro in audizione: "E' il doppio della media europea ma il digitale può e deve essere inclusivo"
La Trasformazione digitale dell'Italia "s'ha da fare" - anche perché "il digitale può e deve essere inclusivo" - ma per realizzarla bisogna stringere sul digital divide che ci vede "uno dei paesi in Europa" con la forbice più larga, con praticamente 1 italiano su 5, "il 17% della popolazione fra i tra i 16 e i 74 anni che non ha mai usato internet, contro il 9% in Europa, quasi il doppio". In più di mese di lavoro da quando è al Governo, per il ministro dell'Innovazione tecnologica e Transizione digitale, Vittorio Colao, è questo uno dei dossier 'caldi' su cui spingere anche in un'ottica di Pnrr. E non è l'unico dossier. "Solo il 42% degli italiani", sempre fra i teenager e gli over 70, possiede "competenze digitali di base, contro il 58% in Europa" ha rilevato Colao mostrando uno dei faldoni su cui sta già lavorando anche alle Commissioni riunite Trasporti della Camera e Bilancio, Lavori pubblici e Politiche dell'Ue del Senato nel corso della sua audizione di oggi.
Il digital divide, ha sottolineato Colao, sorge anche dalla mancanza di competenze" ed al Dipartimento, fra le iniziative c'è anche in programma "di rafforzare il Servizio Civile Digitale, attraverso il reclutamento di alcune migliaia di giovani che aiutino circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali, in particolare tra i segmenti di popolazione più bisognosi". Perché il neoministro dell'Innovazione ritiene che anche attraverso una 'conversione' al digitale il nostro Paese può accorciare le distanze e diventare più inclusivo. "Siamo spesso portati a pensare che la transizione digitale riguardi singole iniziative, o procedure che devono essere semplicemente ammodernate rispetto al passato. In verità -ha osservato il ministro- non è così: la trasformazione digitale che sta investendo la nostra società, le nostre economie, e le nostre vite quotidiane è molto di più. È un fondamentale cambiamento del modo in cui lavoriamo, produciamo e interagiamo nelle nostre vite".
"Grazie al digitale le amministrazioni pubbliche possono migliorare le modalità con cui rispondono ai bisogni sociali in termini di velocità, agilità e qualità nell’erogazione dei servizi. Si sta in sostanza ridisegnando completamente il quadro socio economico e relazionale che ha caratterizzato la nostra società dalla prima rivoluzione industriale a oggi ed entro il quale maturano i nostri saperi, le nostre attività e le nostre vite nel loro complesso" e in questo senso Colao ha evidenziato come "la transizione digitale è un’occasione unica di crescita, occupazione, e innovazione, di preservazione sostenibile del territorio e della natura e anche di diffusione e più largo accesso all’arte e alla cultura".
L’Italia, ne è convinto il ministro, "deve cogliere questa opportunità senza esitazioni. E lo deve fare soprattutto per consentire ai nostri giovani, che davvero vivranno in un futuro digitale, di avere accesso a quelle opportunità dalle quali sono stati troppo spesso esclusi". Dunque "la transizione digitale del Paese è per noi una priorità nell’azione di governo" ha ricordato Colao ponendo, in questo tempo di pandemia, "sanità e scuola" fra "le aree più cruciali" su cui si dovrà confrontare non solo il Dipartimento per la trasformazione digitale da lui presieduto ma "tutte le Amministrazioni e funzioni pubbliche alle quali, attraverso il Comitato Interministeriale appena creato, vogliamo assicurare organicità e una strategia comune".