Duecentoquarantasei professori di Economia delle università elleniche sottoscrivono una lettera aperta per invitare la popolazione a votare 'Sì' al referendum del 5 luglio perché una Grexit sarebbe "molto peggio" di qualunque accordo con i creditori. "La nostra risposta inequivocabile alla vera questione del referendum è: SI. Sì, per l'Europa", affermano gli economisti nel giorno in cui un loro illustre 'collega', il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si dice pronto a dimettersi in caso di voto favorevole alla proposta dell'Eurogruppo. "Noi crediamo che le conseguenze recessive di default del debito e di uscita dalla zona euro, soprattutto in un modo così caotico e superficiale, saranno molto peggio degli effetti di un compromesso doloroso con i nostri partner europei e il Fmi" scrivono i docenti, titolari di cattedre negli atenei di tutto il paese: dall'Università del Piero, a quella della Macedonia, di Atene, l'Università Ioannina, solo per citarne alcune.
"Una rottura disordinata del nostro paese dal nucleo dell'Europa avrà conseguenze economiche, sociali, politiche e geopolitiche disastrose" avvertono gli accademici secondo quanto riporta il sito Ekathimerini, passando in rassegna tutti rischi a cui il paese va incontro. Dalla povertà, al lavoro nero, dai fallimenti delle imprese alla mancanza di beni di prima necessità, ma anche chiusura delle banche, taglio del valore dei depositi, brusco calo del turismo, carenza di beni di consumo di prima necessità e materie prime, mercato nero, inflazione eccessiva, fallimenti delle imprese e forte aumento della disoccupazione, calo del valore di salari e pensioni, profonda recessione e di gravi problemi di funzionamento della sanità pubblica e della difesa, disordini sociali. E non andrà meglio sul medio periodo: secondo i professori, la Grecia rischia "l'isolamento internazionale del paese, non avrà accesso ai mercati internazionali dei capitali per diversi anni, bassa crescita e investimenti anemici, disoccupazione elevata combinata con elevati tassi di inflazione, la sospensione del flusso dei fondi strutturali dell'Ue, calo significativo degli standard di vita, scarsa fornitura di beni e servizi pubblici di base".
"Dopo 5 anni di grandi sacrifici per il popolo greco, e un aggiustamento fiscale enorme, proprio nel momento in cui l'economia stava cominciando a recuperare, con le aspettative favorevoli per un ulteriore allentamento sul debito, tutti questi sviluppi non si sarebbero dovuti verificare", ammoniscono. E soprattutto non ora che l'economia europea sta tornando a tassi di crescita positivi e la Bce ha rafforzato gli strumenti per aiutare l'economia, il Qe. "Uscire dall'euro soprattutto in questo modo caotico e superficiale, potrebbe innescare un processo di uscita anche dall'Ue - avvertono ancora - con conseguenze imprevedibili e disastrose per la sicurezza nazionale e la stabilità democratica del paese". "Per tutte queste ragioni - concludono - la Grecia deve rimanere nel cuore dell'Unione europea, che è la zona euro. Per tutte queste ragioni, la nostra risposta inequivocabile alla vera questione del referendum è: Sì. Sì all'Europa".