Le province di Trento e Bolzano e l’Emilia-Romagna sono le regioni più a misura di mamma. Ultimo posto per la Campania
La conoscenza di come le mamme vivono in Italia è un’esigenza fondamentale per adottare misure adeguate di welfare. Save the Children Italia, in collaborazione con l’Istat, ha sviluppato il Mother’s Index che attraverso 11 indicatori statistici consente di conoscere com’è variata la condizione socioeconomica generale delle mamme a livello regionale.
Il valore del Mother’s Index, pari a 100 per l’Italia nel 2018, primo anno della serie storica considerata, rappresenta il termine di riferimento rispetto al quale cogliere una condizione socioeconomica più favorevole per le donne, in caso di valori superiori ad esso, o al contrario condizioni meno vantaggiose quando il valore si attesti su livelli inferiori a 100.
Il valore dell’indice negli ultimi anni ha avuto un andamento altalenante, aumentando nel 2019 (101,615) per poi diminuire nel 2020 (100,120) quasi fino al livello base, mentre si è attestato a circa 102 (101,911) nel 2021.
Quello che emerge però è un’Italia molto disomogenea, divisa principalmente tra nord e sud, con picchi di eccellenza sparsi sul territorio spesso accompagnati a pessime prestazioni in altri fattori. Il dato complessivo premia le province autonome di Trento e Bolzano, seguono l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, la Toscana e la Valle d’Aosta. Al contrario, le regioni del Mezzogiorno (assieme al Lazio) si posizionano tutte al di sotto del valore di riferimento posto pari a 100. Basilicata (19° posto), Calabria (20° posto), Campania (21° posto) e Sicilia (17° posto) si avvicendano da anni nelle ultime posizioni. Quest’anno si affianca loro la Puglia (18° posto).
Lo scenario cambia andando ad analizzare i singoli indicatori.
Ad esempio, per quanto riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, il trend è decisamente appiattito: nel 2021 si registra una piccola ripresa con un valore pari a circa 100,8. Dal punto di vista territoriale, sembra ci sia una sostanziale stabilità tra le regioni, fatta eccezione per l’ottima performance della Liguria (con tre punti in mezzo in più), l’Umbria e l’Abruzzo (con più di quattro punti) e la Basilicata (più di sette punti).
Il fattore Servizi invece analizza due indicatori di contesto: la percentuale bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e l’indice di presa in carico dei bambini all’asilo nido e altri servizi integrativi per la prima infanzia. Quasi tutte le regioni registrano un miglioramento nell’arco temporale considerato. Il dato maggiormente significativo sembra essere il gap meno ampio tra Nord e Sud: la Sardegna fa registrare una performance simile alla Lombardia e di poco superiore al Piemonte.
Essere madri in Italia non è facile e in alcune zone ancor di più.
La famiglia deve e può essere motore di sviluppo economico e sociale solo se opportunamente sostenuta, a partire dal suo stesso nascere, su vari livelli di intervento, riducendo i divari regionali con un approccio sincronizzato a livello nazionale e locale.