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Agricoltura: dal riso indiano alle spezie cinesi, la mappa dell'import del bio

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27 ottobre 2016 | 13.33
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Cresce l'Italia del bio. Negli ultimi anni si è assistito a un boom del 47% delle importazioni di prodotti da Paesi terzi, in particolare cereali e frumento (dati 2014 su 2013 - Sinab). Alla 71esima edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona (fino al 29 ottobre nei padiglioni di CremonaFiere) si parla delle opportunità di reddito per i produttori agricoli legate al settore biologico.

Il grano duro arriva soprattutto dalla Turchia, il riso da India, Pakistan e Thailandia, il grano tenero dal Canada. Il panello di soia e la soia bio dalla Cina, il girasole dalla Moldavia. Le erbe naturali e le spezie aromatiche biologiche vengono importate soprattutto da Cina e India ma anche Senegal e Messico. Fagioli, patate e lenticchie bio arrivano da Cina, Egitto e Turchia. L’olio extravergine biologico viene dalla Tunisia, lo zucchero di canna da Paraguay, Perù e Brasile. I surrogati del caffè dalla Svizzera.

Per rispondere al progressivo aumento della domanda interna di prodotti bio (+20,6% nei primi sei mesi del 2016) sono sempre di più gli agricoltori e allevatori italiani che si stanno avvicinando con interesse a questo mondo.

In Italia gli operatori biologici certificati alla fine del 2015 sono 59.959 con un incremento dell'8,2% rispetto al 2014: l'anno passato hanno quindi scelto di convertire la propria impresa oltre 4.500 operatori, secondo i dati diffusi dal Sinab - Sistema di Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica.

La superficie coltivata secondo il metodo biologico in Italia risulta pari a 1.492.579 ettari, con un aumento complessivo rispetto all’anno precedente del 7,5 %. Nel corso del 2015 sono stati infatti convertiti al metodo biologico oltre 104mila ettari. Anche per le produzioni animali i dati evidenziano un aumento significativo, in particolare per bovini (+19,6%) e pollame (+18,2%).

"Soprattutto il latte biologico e i prodotti lattiero-caseari hanno visto un forte incremento dei consumi; tuttavia la produzione nazionale non ha seguito di pari passo questo trend - afferma Alberto Menghi del Crpa, Centro Ricerche Produzioni Animali - Nella conversione al biologico occorre un'accurata analisi del rapporto costi-benefici, in particolare perché ogni azienda ha caratteristiche specifiche e, per questo, è complesso inquadrare un modello univoco che favorisca il passaggio alle produzioni biologiche".

"Oggi chi produce bio è senza dubbio avvantaggiato rispetto a chi segue il regime tradizionale perché la domanda di prodotti biologici è in continua crescita", Giacomo Pirlo, ricercatore del Crea Flc, Centro di ricerca per le produzioni foraggere e lattiero-casearie di Lodi.

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