I prodotti green propongono nelle loro formulazioni ingredienti di derivazione naturale, anche da agricoltura biologica e riducono o eliminano del tutto le sostanze di sintesi chimica
Cura di sé e dell'ambiente. Nel segno di questo stile di vita, il mercato della cosmesi naturale continua a crescere ritagliandosi una fetta di consumatori nel settore più ampio dei prodotti tradizionali.
Da evidenziare il fatto che non c'è una definizione standard che stabilisca cosa sia un cosmetico naturale o biologico. Così in questa categoria finiscono prodotti anche molto diversi tra loro per formulazione e impatto ambientale. In linea generale, fermo restano l'obbligo per tutte le aziende al rispetto delle norme di sicurezza stabilite dai regolamenti in materia, si tende a indicare col termine naturale, un prodotto che sfrutta principalmente le proprietà naturali delle piante e riduce al minimo le sostanze chimiche e l'impatto sull'ambiente.
"Non esistono definizioni ufficiali di cosmesi naturale", spiega ad Adnkronos Barbara Righini, ideatrice di saicosatispalmi.org, portale punto di riferimento per la community del web sul tema cosmesi green insieme al 'biodizionario' di Fabrizio Zago. "Non c'è una legge che stabilisca come deve essere un cosmetico naturale. Quindi si può chiamare naturale qualsiasi cosa contenga un estratto vegetale anche se tutto il resto è, per esempio, petrolifero - dice Righini -. Ma cosa intendiamo noi? Con questo termine si indicano quei cosmetici che hanno una delle tante certificazioni eco-bio o quelli con ingredienti che potenzialmente corrispondono ai disciplinari di queste certificazioni". Tali 'protocolli' sono diversi ma "tendenzialmente - spiega - certificano prodotti che evitano derivati petroliferi, siliconi, parecchi tipi di conservanti tra cui i parabeni". Ancora più nel dettaglio "alcuni tipi di certificazioni richiedono un quantitativo di ingredienti vegetali con un minimo di agricoltura biologica; altri no, basta che i prodotti siano naturali e non contengano determinate sostanze".
"Esistono due standard privati internazionali di elevato livello", spiega ad Adnkronos Roberto Pinton, segretario della sezione Imprese di trasformazione e distribuzione di FederBio. C'è, prosegue, "Natrue, nato in Germania e adottato da alcune importanti imprese del settore, in prevalenza tedesche. L'altro standard, diffuso negli altri Paesi Europei (e in primis Francia, Italia e Gran Bretagna) è Cosmos. Le differenze tecniche tra i due standard non sono rilevanti".
L'assenza di una normativa espone il settore a un "rischio", secondo Pinton. Quello cioè che "le grandi industrie cosmetiche, che ben leggono i dati delle vendite dei prodotti 'natural' premano per l'adozione di uno standard generale europeo che rischia di essere al ribasso, adatto alle esigenze dei grandi marchi della bellezza". Il timore degli operatori della cosmesi naturale, spiega, è che l'approccio di un eventuale standard internazionale "sia esclusivamente tecnico e si concentri su liste di ingredienti - non necessariamente biologici - senza considerare gli altri aspetti che caratterizzano sia Cosmos che Natrue (sostenibilità, tutela dell'ambiente, provenienza da commercio equo e solidale, test sugli animali e altri valori etici)".
Ma quanto vale il mercato della cosmesi 'green'? Secondo il Rapporto Greenitaly 2014 della Fondazione Symbola e Unioncamere, che riprende i dati della società inglese di ricerche Organic Monitor, i numeri dimostrano un crescente interesse verso il settore. In Italia il mercato, a fine 2014, dovrebbe superare i 400 milioni di euro di valore con un tasso annuo di crescita pari al 7,7% (a fronte di un fatturato globale del settore nel suo complesso di oltre 9.400 milioni di euro, secondo le previsioni sull'anno in corso di Cosmetica Italia, e un incremento di quasi due punti percentuali).
Anche una ricerca di Kline & Company (Usa), resa nota in occasione della Fiera internazionale di settore Vivaness, fotografa un mercato globale della cosmesi green certificata in crescita con un fatturato, nel 2013, oltre i 13 miliardi di dollari. Un dato al quale l'Europa contribuisce per un 20%, con la Germania e la Francia in testa seguite da Gran Bretagna, Italia, Olanda Austria, Svizzera e Scandinavia. Buone anche le previsioni di crescita. Recentemente l'istituto di ricerche di mercato californiano Grand View Research Inc. di San Francisco (Usa) ha pubblicato uno studio secondo il quale, fino al 2020, il fatturato globale realizzato dalla cosmesi naturale certificata aumenterà di 3 miliardi di dollari raggiungendo circa i 16 miliardi.