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Libri: 'Piccola italiana', storia di amicizia durante il regime fascista

Lo scrittore Giacomo Cacciatore
Lo scrittore Giacomo Cacciatore
29 marzo 2019 | 16.25
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Una storia di amicizia tra due ragazzine, Agata Amodio e Virginia Levi, cresciute in un collegio gestito da suore sotto il regime fascista. Una vicenda ambientata in un passato la cui eco risuona nel presente, diventando tra le righe un monito contro ogni discriminazione: di ieri, di oggi e di domani. Sono loro, Agata, orfana e riottosa, e Virginia, calma e riservata, le protagoniste del nuovo romanzo, il settimo, di Giacomo Cacciatore (“Piccola italiana”, edito da Fernandel, 134 pagg., 12 euro), in libreria da pochi giorni. Lo scrittore calabro-siculo parte dall’abbandono di Agata, a pochi mesi di vita, davanti all’istituto religioso. La bambina, crescendo, metterà a dura prova chiunque incrocerà sul proprio cammino: le compagne di scuola, la vigilatrice Itala Calcaterra, che vagheggia una storia d’amore con Mussolini, la madre superiora e persino lo psichiatra dottor Marcus, convocato per “sconfiggere” l’inclinazione anarchica della piccola Amodio. Agata però risulterà resistente a qualsiasi tentativo di disciplinarla e di ridurla all’obbedienza. Soltanto Virginia, una sua coetanea ebrea, riuscirà a legare con lei, ma la Amodio ha in mente un progetto segreto e visionario che sbalordirà la sua giovane amica. E forse il mondo intero.

“Piccola italiana” trova la sua principale peculiarità nella ricerca linguistica, che insieme all’ambientazione storica, valorizza ulteriormente il già originale intreccio di fantasia. Grande spazio hanno ironia e sarcasmo, ma anche le note dolenti che hanno caratterizzato uno dei periodi più oscuri del nostro paese

Giacomo Cacciatore è nato in Calabria nel 1967, ma vive da sempre a Palermo. Ha collaborato per una decina d’anni come narratore e corsivista con “la Repubblica” edizione di Palermo. Ha pubblicato sei romanzi: L’uomo di spalle (Dario Flaccovio, 2005), uscito anche in Francia (Payot et Rivages); Figlio di Vetro (Einaudi, 2007), tradotto in Germania (Rowholt), Francia (Liana Levi) e Spagna (451 Editores), dal quale è stato liberamente tratto il film Il bambino di vetro (2016) diretto da Federico Cruciani; Salina, la sabbia che resta (Dario Flaccovio, 2010), scritto con due coautori; La differenza (Meridiano Zero, 2014), dal quale Cacciatore ha tratto un’omonima pièce teatrale andata in scena al Teatro Biondo Stabile di Palermo e della quale ha firmato la regia; Se tornasse Natale (Baldini&Castoldi, 2015) e Uno sbirro non lo salva nessuno, il suo primo “true crime” (Dario Flaccovio, 2017). Tutti i suoi romanzi sono stati recensiti con favore dai più importanti quotidiani nazionali. Con il saggio Il terrorista dei generi - Tutto il cinema di Lucio Fulci, scritto con Paolo Albiero, ha vinto il Premio Efebo d’Oro speciale 2005 per il miglior libro di cinema (pubblicato da Un mondo a parte nel 2005 e riedito nel 2015 dalla Leima in versione ampliata). Cacciatore è citato nell’enciclopedia Treccani come inventore del termine “camillerismo”, da lui coniato in un’intervista su “la Repubblica” al traduttore francese di Andrea Camilleri.

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