Qualche mese fa era deceduta anche la moglie Sophia Vari con cui condivideva la passione per la Toscana
Con la sua arte ha ritratto figure voluminose creando uno stile personale e unico e immediatamente riconoscibile. E' considerato da più parti "l'artista colombiano più grande di tutti i tempi" ed è stato un grande amante dell'Italia. Fernando Botero, nato a Medellín il 19 aprile 1932, morto oggi all'età di 91 anni, ha legato la sua fama a uno stile 'plastico', segnato dalle grandi forme, maturato fin dagli anni Cinquanta quando, incompreso dall'ambiente culturale colombiano, si trasferisce in Messico, dove scopre per la prima volta la possibilità di allargare le forme delle sue creazioni. Botero, spirato nella sua casa di Montecarlo, era rimasto da pochi mesi solo dal momento che la moglie, l'artista di origine greca Sophia Vari con cui aveva condiviso la passione per la Toscana, era mancata lo scorso maggio.
Una caratteristica, questa, che diventa il suo 'marchio di fabbrica' e che caratterizza le sue tante opere lasciate in giro per il mondo. La sua carriera ha inizio quando, ancora molto giovane, espone nel 1948 per la prima volta a Medellín. Nel 1952 vince con 'Sulla costa', il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani, organizzato nella Biblioteca Nazionale di Bogotà. Un successo che gli permette di ottenere un premio in denaro che investe nella sua formazione artistica.
Viaggia infatti in Europa: in Spagna visita il Museo del Prado di Madrid, dove conosce fra gli altri anche le opere di Francisco Goya e Tiziano. A Parigi si confronta con l'arte d'avanguardia francese e decide di interessarsi degli antichi pittori. Arriva in Italia: una passione per il nostro Paese che tornerà nella sua maturità quando deciderà di scegliere Pietrasanta, in Toscana, come sua patria d'elezione abitandovi a lungo.
Sempre in viaggio tra i continenti, ritorna in America Latina nel 1958 dove consegue la cattedra di pittura all'Accademia d'arte di Bogotá. Il successo si consolida: ottiene il primo premio all'XI Salone con l'opera 'La camera degli sposi', mentre nello stesso anno espone a Washington alla Gres Gallery. Dal 1959 è il tempo dello studio dell'arte di Diego Velázquez.
Nel 1966, dopo essere stato negli Stati Uniti continua gli studi e perfeziona la sua arte, organizzando la sua prima mostra in Europa, in Germania per la precisione, cui segue una nuova mostra allestita al Milwaukee Art Center. Inizia a esporre sia nel Vecchio Continente sia negli Stati Uniti. Nel 1969 a Parigi, dove si stabilisce nel 1973 e continua a dedicarsi alla scultura mentre nel 1983 ritorna in Italia e apre uno studio a Pietrasanta, in Toscana, dove vive per alcuni mesi dell'anno.
Alla cittadina della Versilia lascia in eredità numerose opere tra cui due affreschi sul tema del Paradiso e dell'Inferno nella chiesa della Misericordia. La sua arte attira non solo gli appassionati ma anche i ladri: il 21 ottobre 2007 vengono rubate dal suo studio sette statue di bronzo ('Adamo', 'Il cane', 'Gatto codone', 'Donna con mano nei capelli', 'Ballerina vestita', 'Ballerina in movimento' e 'Passero') per un valore di circa 4 milioni di euro. Nel maggio 2008 tre delle statue sono ritrovate e i responsabili del furto arrestati.