L'esposizone curata da Nicholas Cullinan è in calendario dal 26 ottobre al 22 febbraio prossimi
Si chiama 'Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries' l’ampia esposizione a cura di Nicholas Cullinan che animerà gli spazi di Fondazione Prada a Milano dal 26 ottobre al 22 febbraio prossimi. La mostra indaga la storia e interpreta i significati di questi oggetti timeless, ripercorrendo le traiettorie di reciproche contaminazioni tra Oriente e Occidente, i processi di ibridazione fra diverse forme d’arte e funzioni, le collaborazioni tra designer e artisti e, infine, la creazione di opere inedite.
Come spiega Nicholas Cullinan: "Pittura o scultura? Arte o complemento d’arredo? Elemento utilitaristico oppure ornamentale? Decorativo, funzionale, architettonico o teatrale? Questa mostra esamina con un approccio innovativo gli interrogativi e i paradossi che circondano la storia dei paraventi, una storia di migrazione culturale (da Oriente a Occidente), di ibridazione (tra forme d’arte e funzioni diverse) e di ciò che viene celato e rivelato. La nostra ricerca svelerà come questa storia e il suo manifestarsi nel presente coincidano con la storia di oggetti liminali e della liminalità stessa, in un processo di superamento delle rigide distinzioni e gerarchie tra le diverse discipline dell’arte e dell’architettura, della decorazione d’interni e del design”.
Il 3 novembre inaugureranno inoltre due mostre complementari, organizzate da Prada con il supporto di Fondazione Pradapresso Prada Rong Zhai a Shanghai e Prada Aoyama Tokyo, che approfondiranno e le interpretazioni contemporanee dei paraventi nei contesti orientali. Il progetto espositivo di Milano, ideato dallo studio di architettura Sanaa, fondato da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, raccoglie negli spazi del Podium settanta paraventi. Sono inclusi sia opere di grande valore storico sia lavori più recenti provenienti da musei internazionali e collezioni private, oltre a una selezione di nuove creazioni appositamente commissionate per questo progetto a più di quindici artisti internazionali. Al piano terra del Podium, pareti curvilinee e trasparenti di Plexiglas, alternate a tende dalla linea sinuosa, evocano le forme di questi oggetti creando una serie di spazi caratterizzati da diverse condizioni luminose. All’interno di questi ambienti i visitatori potranno incontrare i vari gruppi tematici e confrontarsi con un fluido percorso espositivo grazie alla trasparenza delle strutture divisorie.
Al piano superiore l’allestimento rappresenta l’intera storia dei paraventi, presentati in ordine cronologico e disposti su piedistalli sagomati che ne enfatizzano le forme, in omaggio agli innovativi allestimenti museali del Masp di San Paolo, realizzato da Lina Bo Bardi, e al lavoro di Sanaa per il museo Louvre-Lens. Al piano terra del Podium, invece, una sezione introduttiva raggruppa tre paraventi cinesi e giapponesi del XVII e XVIII secolo raffiguranti battaglie navali e vedute dall’alto per indagare l’intrinseca ambiguità e la natura transnazionale di questi oggetti.
Con un gruppo di opere recenti e inedite realizzate da Tony Cokes, Cao Fei, Shuang Li, Joan Jonas, Tiffany Sia e Wu Tsang, la mostra svela come un oggetto apparentemente senza tempo come il paravento possa diventare un mezzo per proiettare una stratificazione di immagini e effetti multi schermo con l’uso pervasivo delle tecnologie digitali. Un’altra sezione è dedicata a una delle funzioni del paravento: nascondere, proteggere e quindi creare una dimensione intima, privata e segreta all’interno dell’ambiente domestico.
Opere storiche come Three-fold Screen with embroidered panels depicting heroines (The Legend of the Good Women) (1860ca.) di William Morris ed Elizabeth Burden e Konku(1982) di William N. Copley sono accostate a paraventi contemporanei di artisti quali Lisa Brice, Anthea Hamilton, Lorna Simpson e Carrie Mae Weems, che affrontano temi come la seduzione e il senso del pudore attraverso una prospettiva inusuale. L’estetica queer è al centro di un’altra serie di opere che trasformano questo oggetto quotidiano in un elemento decorativo dichiaratamente trasgressivo. Viene raccontata una storia culturalmente dirompente attraverso opere come il paravento realizzato da Duncan Grant del Gruppo Bloomsbury di Charleston (Sussex, Regno Unito) per l’Omega Workshop, un raro paravento del 1929 di Francis Bacone World of Cats (1966), opera dell’attore, scrittore e collagista britannico Kenneth Halliwell, oltre a creazioni di artisti contemporanei quali Kai Althoff, Marc-Camille Chaimowicz e Francesco Vezzoli.
In contrasto con l’approccio sincronico adottato al piano terra, il piano superiore segue una logica diacronica. La sequenza cronologica permette di ricostruire l’evoluzione storica di questo oggetto artistico e decorativo, dalle sue origini orientali e dai dialoghi e contaminazioni con le tradizioni occidentali fino al contributo innovativo apportato da designer e artisti nel XX e XXI secolo.
I paraventi cinesi e giapponesi realizzati tra il XVII e il XIX secolo hanno dato il via a una serie di trasformazioni e metamorfosi che in questa mostra è rappresentata dalle creazioni, tra le altre, di maestri del design e dell’architettura quali Alvar Aalto, Charlese Ray Eames, Le Corbusier, Josef Hoffmann e Jean Prouvé; dalle sperimentazioni avanguardistiche di Giacomo Balla, René Magritte e Pablo Picasso; dalle opere di artisti contemporanei, fra i quali Marlene Dumas, Mona Hatoum,Yves Klein, Sol LeWitt, Betye Saar, Luc Tuymans e da quelle di artisti più giovani come Kamrooz Aram, Atelier E.B (Beca Lipscombe &Lucy McKenzie) e Małgorzata Mirga-Tas.