Il ruolo dell'edilizia popolare pubblica nella definizione e nella crescita delle periferie in Italia è il fulcro della mostra 'Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell’espansione urbana degli ultimi 50 anni in Italia', che è stata inaugurata questa sera a Roma dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nella sede dell'Archivio Centrale dello Stato, all'Eur. Un'occasione per Franceschini, per ribadire la centralità che devono assumere le periferie in Italia, un processo per il quale "il lavoro è appena cominciato". La mostra è un contributo di conoscenza storica, scientifica, progettuale e di suggerimenti risolutivi nato dalla collaborazione del Mibact-Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane con tre gruppi di ricerca delle Università di Roma, Napoli, Torino. Una rassegna su quanto è stato realizzato in Italia dal 1962 a oggi nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica.
"Le periferie sono la vera sfida del XXI secolo, luoghi in cui vive, lavora e sogna la grande maggioranza degli abitanti delle nostre città. Negli scorsi decenni, in Italia, ci siamo dedicati molto, giustamente, alla tutela dei nostri centri storici e questa è una battaglia sostanzialmente vinta -ha affermato Franceschini- abbiamo invece dedicato molto poco tempo alle periferie urbane dove vivono milioni di persone, dove si giocano le sfide di questo secolo, a cominciare da quelle dell'integrazione. Interventi di studio, come questa mostra, sono alla base degli interventi di riqualificazione che bisogna compiere per rendere le nostre periferie attraenti e vivibili, lughi che offrono anche l'opportunità, rara nei centri storici di innesti di architettura contemporanea". Franceschini ha anche ricordato che il tema delle periferie e dello sviluppo delle città sarà il cuore del prossimo allestimento del Padiglione Italia alla 15 Mostra Internazionale di Architettura 2016 di Venezia. "Le città pubbliche, in cui la cultura degli architetti e degli ingegneri ha incrociato positivamente le politiche del welfare, possono costituire uno dei motori di strategie allargate di riqualificazione e, spazio pubblico e servizi, sono il campo di azione su cui intervenire", ha affermato Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane.
A partire dall’analisi dei quartieri di edilizia residenziale pubblica Italiana (60 casi) selezionati volutamente di medie dimensioni (5.000 abitanti) l’obiettivo della mostra è quello di portare all’attenzione di un ampio pubblico come dal 1962 al 1990 l’intensa attività realizzativa di edilizia d’iniziativa pubblica sia stata, uno dei momenti in cui la cultura degli architetti e degli ingegneri ha incrociato positivamente le politiche del welfare d’interesse pubblico divenendo in alcuni casi essi stessi considerati dagli abitanti come centro urbano e che hanno sviluppato un forte senso identitario. La mostra, concepita come un viaggio attraverso le regioni italiane a partire dalla Sardegna, e lungo tutta la penisola fino a risalire alle regioni settentrionali rappresenta e racconta nei due piani della grande sala espositiva dell’Archivio Centrale dello Stato un importante capitolo, e non solo costruttivo, della storia recente del nostro Paese.
Al piano terra dell'Archivio si percorre un viaggio organizzato per regioni tra immagini, video, materiali documentari, fotografie, modelli e disegni originali tutti provenienti dall’Archivio Centrale dello Stato. Attraverso un 'percorso di cantiere', una grande rampa conduce al piano superiore dove, un allestimento di forte impatto comunicativo presenta la sezione dedicata alle problematiche progettuali qualificanti e ricorrenti nelle periferie: il rapporto di isolamento o integrazione dei nuovi quartieri con il paesaggio urbano e naturale, gli spazi pubblici, le attrezzature, i diversi modi dell’abitare, i processi di trasformazione le relative azioni chiave da intraprendere per 'prendersi cura' della città pubblica.
Per il Sud sono in mostra tra gli altri il Sant’Elia di Cagliari, lo Zen 2 di Palermo e Monterusciello a Pozzuoli, simbolo d’una qualità notevole per ideazione progettuale o situazione paesaggistica ma densi di problemi sociali e funzionali, qui particolarmente accentuati. Per il Centro, molti quartieri manifestano un felice legame con la morfologia dei luoghi segnati dai diffusi paesaggi collinari che danno vita ad impianti urbani peculiari. Di contro, appare purtroppo sostanzialmente fallito l’esperimento dei quartieri ispirati al criterio della grande dimensione e dell’integrazione tra residenza e servizi, come nell’intervento di Vigne Nuove a Roma. Al Nord, sul tema della densità abitativa, si afferma l’equilibrio tra case alte e basse, appare rinsaldato il senso di appartenenza degli abitanti in quei quartieri riqualificati funzionalmente mentre resta irrisolto il ruolo dei servizi di vicinato.