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Virus, a Prato comunità cinese in auto-quarantena

"Le persone che sono tornate sono a casa ci rimarranno per almeno 15 giorni"

(Afp)
(Afp)
05 febbraio 2020 | 10.29
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Mentre alcune Regioni del nord governate dalla Lega (Veneto, Lombardia, Friuli e la provincia di Trento) chiedono di rivedere la circolare del ministero alla Salute sulla scuola, che non prevede l'isolamento dei bambini rientrati da meno di due settimane dalla Cina, alcuni presidi di Prato riferiscono di una tendenza in atto nella comunità di immigrati. Si sono cercate una struttura e case per realizzare una quarantena volontaria di chi è tornato da poco in città.

Dice il segretario dell'associazione economica cinese in Italia 'Wencheng', Luigi Yu, secondo quanto riferito dalla cronaca locale della Repubblica: "Abbiamo cercato di chiedere alle istituzioni una mano per poter affittare un posto o degli appartamenti dove mettere insieme in quarantena le persone che sono tornate da lì ma ci è stato spiegato che la comunità orientale non aveva l’autorizzazione per fare questo. Così ora le persone che sono tornate sono a casa e ci rimarranno per almeno 15 giorni". Il Comune di Prato ha precisato di non aver "mai ricevuto la richiesta di immobili, case, alberghi o altro da destinare ai cittadini in arrivo dalla Cina. Tale richiesta tra l’altro non avrebbe alcun senso dal momento che le circolari ministeriali italiane non prevedono periodi di isolamento per chi già è rientrato né arrivi dalla Cina nelle prossime settimane".

Da Firenze il sindaco Dario Nardella dice che l’idea della quarantena dei bambini cinesi è "una posizione ingiustamente allarmistica e discriminatoria: io sono preoccupato come lo sono tutti i miei cittadini di questa situazione, che però non può essere deformata fino al punto da giustificare la caccia al cinese. Alimentare una psicosi anti cinese è soltanto da irresponsabili".

Il sindaco di Firenze ha parlato anche di episodi di intolleranza avvenuti in Italia: "Fatti come quelli a cui abbiamo assistito in queste ultime ore sono preoccupanti. Penso alla ragazza che è stata costretta a scendere dall’autobus, all’iniziativa di alcuni genitori che si sono rifiutati di mandare a scuola i propri figli dove vi erano bambini cinesi. È una psicosi che spesso tiene conto di tanti altri aspetti: è più rischioso un europeo rientrato in questi giorni dalla Cina di quanto non lo sia un cinese che da tre anni non torna nel suo Paese. Dobbiamo stare con i piedi per terra, massima attenzione e prudenza: secondo me il sistema sanitario italiano sta funzionando benissimo, il Governo sta lavorando bene".

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