Diventato suo malgrado simbolo dell'inchiesta sui cosiddetti 'furbetti del cartellino', Alberto Muraglia dice la sua dopo l'assoluzione: "Quattro anni e mezzo di tortura mediatica"
"Timbrare in mutande mi ha trasformato mio malgrado in un simbolo, ho peccato di malcostume, forse di scorrettezza amministrativa, ma non di certo di truffa allo Stato. E finalmente è stata riconosciuta la verità". A dichiararlo, come riportato questa mattina dal quotidiano La Repubblica, è Alberto Muraglia, ex vigile e custode del mercato di Sanremo, assolto ieri dal gup di Imperia dall'accusa di truffa ai danni dello Stato insieme ad altri 9 imputati nel processo di rito abbreviato per assenteismo nel comune di Sanremo. Muraglia, dopo essere stato ripreso dalle telecamere a timbrare in slip, era diventato suo malgrado simbolo dell'inchiesta sui cosiddetti 'furbetti del cartellino'.
"E' un sollievo - ha aggiunto in merito all'assoluzione - ma non una sorpresa: ne vengo da quattro anni e mezzo di tortura mediatica per colpe che non ho mai avuto, e l'ho sempre sostenuto. Sono stato costretto a cambiare vita, reinventarmi un lavoro, sopportare e far sopportare ingiustamente alla mia famiglia il peso di derisioni, mancanze di rispetto, difficoltà. Questi anni nessuno me li restituirà mai, ma ora voglio solo voltare pagina".