Il cardinale Angelo Becciu, licenziato dal Papa con la rinuncia ai diritti legati al cardinalato, continuerà ad essere chiamato eminenza ma il titolo è probabilmente l’unica cosa che gli resterà come porporato, come spiega all’Adnkronos don Davide Cito, docente di Diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce.
"Il cardinale Becciu - dice il canonista - non dovrebbe più avere lo stipendio da cardinale (si aggira intorno ai 5 mila euro rispetto al vescovo che ne guadagna tremila, anche se con Bergoglio gli stipendi di prelati e dipendenti sono stati sottoposti a spending review) ma da vescovo e sulla macchina non dovrebbe più comparire la dicitura corpo diplomatico, prerogativa dei cardinali, ma CV". L’appartamento, come ha spiegato ieri lo stesso cardinale Becciu, gli resterà: "Il Papa ha detto di rimanere per il tanto bene che ho fatto".
Becciu naturalmente non potrà partecipare al Conclave per l’elezione del Papa, né a cerimonie ufficiali come i Concistori. E se un domani il cardinale dovesse essere riabilitato e le accuse rivelarsi infondate "il Papa - spiega il canonista don Cito - dovrebbe chiedere scusa e restituire a Becciu i diritti di cardinale".