L'infettivologo: "Vanno protette le categorie a rischio"
Oggi, in Italia, "non ce la facciamo a fare 60 milioni di vaccini anti covid, non abbiamo la quantità di vaccini per immunizzare tutti gli italiani quindi, come avviene in guerra, occorre frazionare e dobbiamo essere veloci nel vaccinare ora i pazienti fragili e gli oncologici. Vanno protette le categorie a rischio". Così l'infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all'università Cattolica di Roma, intervenuto ad 'Agorà' su Rai 3.
"Dobbiamo dire chi è che deve essere vaccinato per primo. Poi dobbiamo prendere tutte quelle persone che non sono anziane ma sono fragili, per esempio gli oncologici", ha aggiunto Vella.
Per Vella "le capacità di produrre vaccini di questa raffinatezza anche in Italia possiamo metterla su, ne siamo capaci, ma ci vuole tempo", ha precisato l'infettivologo, aggiungendo: "Parliamo non di farmaci chimici ma biologici per produrli servono macchinari molto complessi. Non è nemmeno un problema di brevetti, quelli si possono 'passare' come avvenne per l'Aids: la strada per adesso è quella degli accordi come quello stretto tra la Pfizer e altre grandi industrie, in grado di provvedere alla produzione".