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Vaccino Covid, terza dose e booster: che differenza c'è

Il chiarimento nella circolare firmata dal dg Prevenzione, Gianni Rezza

Foto Fotogramma
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14 settembre 2021 | 20.54
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La terza dose del vaccino covid verrà somministrata in Italia almeno dopo 28 giorni dall'ultima a trapiantati e immunodepressi, come stabilito dalla circolare firmata dal direttore generale Prevenzione Giovanni Rezza. Ma qual è la differenza tra la terza dose e la dose booster? La risposta arriva dalla stessa circolare. Le terze dosi, viene chiarito, riguarderanno i vaccini a mRna. "La dose 'booster" invece per gli altri "va somministrata dopo almeno sei mesi dall'ultima dose".

BOOSTER E DOSE ADDIZIONALE

Per dose booster, "si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata al fine di mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale". E' la dose di richiamo negli immunocompetenti, in chi ha risposto bene alle prime due dosi, ma a distanza di tempo, o (forse) per via delle varianti, ha bisogno di una dose di rinforzo.

"Al momento, in base alle indicazioni del Cts, si considera prioritaria la somministrazione della dose addizionale nei soggetti trapiantati e immunocompromessi", evidenzia il ministero.

"Per dose addizionale - viene chiarito - si intende una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria". I destinatari della terza dose addizionale sono individuati in base a 10 condizioni:

- trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva;

- trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l'ospite cronica);

- attesa di trapianto d'organo;

- terapie a base di cellule T esprimenti un recettore chimerico antigenico (cellule Car-T);

- patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure;

- immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.);

- immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (come terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario, eccetera);

- dialisi e insufficienza renale cronica grave;

- pregressa splenectomia;-

- sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico.

Sulla base delle indicazioni fornite in precedenza, si spiega nella circolare, questi "dovrebbero aver già ricevuto due dosi di vaccino a mRna". In ogni caso, indipendentemente dal vaccino utilizzato per il ciclo primario (Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson), sarà possibile utilizzare come dose addizionale uno qualsiasi dei due vaccini a mRna autorizzati in Italia: Pfizer di dai 12 anni in su e Moderna" da 18 anni in su.

Al momento, la circolare indica che "in base alle indicazioni del Cts, si considera prioritaria la somministrazione della dose addizionale nei soggetti trapiantati e immunocompromessi. Ferma restando la priorità del raggiungimento di un'elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli attualmente autorizzati, sarà definita la strategia di somministrazione di una dose booster di vaccino a mRna in favore di ulteriori gruppi target, a cominciare da quelli sopra menzionati, tenendo conto delle evidenze scientifiche e dell'evoluzione dello scenario epidemiologico".

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