La violenza delle bombe che devastano tutto, i volti di chi vede in cenere il futuro, i giovani che imbracciano le armi, la disperazione di chi fugge. Nelle foto di Andrea Rocchelli ci sono tutte le espressioni della resistenza e della paura ucraina. A distanza di otto anni la guerra torna a scuotere il mondo ma lui, fotoreporter ucciso a 30 anni, non può più raccontarla e i genitori - papà Rino Rocchelli e mamma Elisa Signori - attendono ancora giustizia. "Le immagini di questi giorni ci richiamano alla mente le immagini di 8 anni fa, oggi come allora le prime vittime della guerra sono i civili, che soffrono lutti, privazioni, traumi, fuga. Andrea aveva scelto proprio questo punto di vista, la quotidianità dei civili, per raccontare l’Ucraina del 2014", raccontano i genitori all’Adnkronos.
"Scattò nel febbraio immagini parlanti della cosiddetta 'rivoluzione della dignità' di Maidan, vivendo giorno dopo giorno quella protesta pacifica con i cittadini di Kiev scesi in piazza, e tornò nel Donbass nel maggio a documentare la quotidianità stravolta degli abitanti di Sloviansk, colpevoli solo di voler vivere in pace mentre intorno a loro si scatenava una spietata guerra fratricida". Oggi l’invasione russa sembra inarrestabile e non risparmia nessuno. "Per quanto riguarda il governo di Putin ci associamo convintamente alla condanna dell’invasione in corso e siamo solidali con la popolazione che la subisce. Quanto all'attuale governo ucraino per ciò che attiene all’uccisione di Andrea, va detto che esso ha proseguito nella linea scelta del precedente, negando la dinamica dei fatti ricostruita dalla magistratura italiana, mentendo e soprattutto costruendo false verità. Contiamo molto che l’amicizia italo-ucraina, dichiarata a parole e confermata anche nei fatti, induca l’Italia a pretendere che l'Ucraina assuma le sue responsabilità e si faccia giustizia su questo caso".