I nonni: "Questa storia andava avanti da più di 20 anni". Il barista: "Anche 7 cocktail al giorno, era un incubo". Il clochard pestato: "Mi tormentava"
di Silvia Mancinelli
"Questa situazione si sapeva da anni, noi siamo sconvolti ma lo immaginavamo, succedeva quasi tutti i giorni". A parlare è Vito, l'anziano padre di Antonia, moglie di Lorenzo Sciacquatori, il 41enne morto domenica, dopo l'ennesima violenta lite in casa, colpito dalla figlia 19enne ora ai domiciliari in casa di una zia. Con un filo di voce, distrutto eppure lucido, Vito commenta un omicidio "figlio - dice - dell'esasperazione".
"Quello che è successo non lo auguro a nessuno - aggiunge - Quattro, cinque anni fa mia figlia ha denunciato, ma la cosa si ripeteva. Mio genero aveva bisogno di aiuto, era debole, si arrabbiava per niente, era nervoso. Mischiava alcol, droga, e le gocce che prendeva per restare calmo. Stava fuori di testa, non capiva più niente - continua l'anziano - quando andavamo a casa loro, però, si nascondeva dentro la camera, usciva per salutarci ma con noi non parlava. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, l'abbiamo pure allontanata ma non c'è stato nulla da fare. Mia figlia temeva che avrebbe ucciso anche noi, che sarebbe venuto a casa nostra. Ma a noi non ha mai detto niente, da noi non si è mai visto".
Insieme alla moglie Giovanna passeggiano da casa della figlia Antonia a quella vicinissima dove ora la nipote sta scontando i domiciliari in lacrime, come in balia di un incubo nel quale sapevano prima o poi di finire. "Mia nipote aveva paura a vivere dentro quella casa, non ci voleva più stare" dice Vito. "Questa storia andava avanti da più di 20 anni, da quando erano fidanzati. Nostra figlia era incinta e la menava - aggiunge con un filo di voce la moglie Giovanna - noi per coprire siamo arrivati al punto che l'esasperazione ha vinto".
Secondo quanto racconta un’anziana inquilina del palazzo popolare in via Aldo Moro, a Monterotondo, riferendosi alla 19enne Deborah, "quella ragazza è una dea, soffriva dentro ma fuori sembrava sempre felice. Stava scappando con la mamma, lui le ha inseguite. Era impazzito, Lorenzo, lo conosco da quando era un ragazzino e da quando aveva perso il padre non era più in sé".
Il padre "non lavorava, si allenava con Deborah fino a tre anni fa nella piccola palestra di pugilato sotto casa dove ci sono i sacchi e i ragazzini giocano saltando la corda. Ultimamente però - dice ancora la vicina - non aveva nemmeno più la forza. Era gonfio di vino, andava sempre a bere al bar al centro commerciale, tornava a casa solo per pranzare e riusciva. Sentivamo litigare, certo, ma non ci mettevamo in mezzo. Picchiava tutti, pure la madre cieca che viveva con loro. Ieri mattina Antonia e Deborah sono scappate in pigiama dopo che alle 5 del mattino è rientrato a casa e ha iniziato a dare pugni e calci. E' stata mia figlia a portare Antonia dai carabinieri; Maria, la mamma di Lorenzo, non si è accorta di nulla. Era uscita dall’ospedale da due giorni, ormai vede solo ombre povera donna".
Tanti i messaggi di solidarietà che in queste ore amici, conoscenti e non solo stanno lasciando sotto alle foto del profilo Instagram di Deborah. "Siamo tutti con te. Tieni duro", "Sei una donna coraggiosa", "Pensa solo che hai salvato la tua vita e quella di tua madre". E ancora: "La difesa spetta a tutti". Sulla sua pagina, resa privata in questi minuti, la ragazza si descrive con una frase: "Chi non rischia non vince".
"Io, e con me l’intera comunità scolastica, siamo addolorati e sconvolti - dice all’AdnKronos Giuliana Vazza, preside dell’istituto superiore ‘Frammartino’ di Monterotondo, dove la 19enne andava a scuola - Deborah frequenta nel nostro istituto l’ultimo anno del liceo artistico, è una ragazza irreprensibile, attenta e attendibile, il suo rendimento scolastico è sempre stato impeccabile". "Non si è mai presentata a scuola con segni evidenti sul corpo - continua la dirigente - tra l’altro abbiamo un corpo docente molto sensibile e nessuno si è accorto di quanto la ragazza subisse. Abbiamo anche uno sportello di ascolto per fornire un supporto e un riferimento ai nostri alunni in una età tanto delicata. Deborah però non ha mai mostrato cedimenti, tristezza, anzi: ha sempre frequentato con profitto e la sua propensione per la grafica era poi messa in pratica nell’alternanza scuola lavoro che fanno i ragazzi al quarto e quinto anno. La rettitudine di Deborah, così come il suo percorso scolastico non hanno mai evidenziato alcun segno di disagio, almeno leggibile esteriormente". In classe stamattina c’erano tutti i compagni di Deborah. "Non hanno mancato le lezioni - conferma la preside Vazza - anche se in molti hanno partecipato al momento di sconvolgimento. Il dolore, la solidarietà, il rispetto e il silenzio dimostrano la loro maturità".