Si chiude la I edizione di 'Raise the Patients' Voice', iniziativa promossa da Janssen Italia e Altems
"Con la pandemia la comunicazione in ambito sanitario non è cambiata, si è solo amplificato il megafono comunicativo. Le contraddizioni che il dialogo con la scienza ha generato, il potere esercitato dalla vanità mediatica, hanno gettato il mondo in una confusione preoccupante. Se nel calcio le chiacchiere al bar possono accendere locali discussioni, la portata della inefficienza comunicativa in tema di salute in questi ultimi anni ha mostrato quanta inesperienza e incompetenza siano diffuse nel panorama mediatico. Restando sul piano ipotetico, si può considerare questo enorme vulnus comunicativo come un richiamo ad un lavoro serio per garantire una nuova comunicazione 'salutare'. Essendo mancata la prevenzione, siamo ora chiamati umilmente ad unire le forze e riflettere operando sul da farsi". Lo afferma Pier Luigi Spada, chirurgo d'urgenza al Policlinico Gemelli di Roma, nell'ultima testimonianza della prima edizione di 'Raise the Patients' Voice'.
Il progetto di alta formazione promosso da Janssen Italia in collaborazione con Altems (Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'Università Cattolica di Roma), si pone l'obiettivo di rispondere al bisogno da parte delle associazioni dei pazienti di comunicare in maniera efficace con le istituzioni. Con il laboratorio di comunicazione efficace di Spada termina il calendario di incontri con i docenti coinvolti che hanno affrontato in questi ultimi mesi temi quali lo scenario generale della sanità e i modelli organizzativi, lo stakeholder mapping e stakeholder engagement, la comunicazione istituzionale e le tecniche di negoziazione e, appunto, lo sviluppo di un piano di comunicazione integrata.
"Comunicare la salute - sottolinea Spada - richiede l'analisi di nuovi paradigmi che siano in grado di colmare la confusione che c'è tra un termine che rappresenta uno stato dell'essere (la salute) e un altro che indica un'organizzazione (la sanità). La salute non è solo un tema con il quale ognuno si confronta ogni istante della propria vita, ma è un bene che a tutti va a toccare l'emotività profonda. Nella salvaguardia della propria salute riviviamo i temi ancestrali della sopravvivenza e del conflitto vita/morte. Nessuno dei grandi temi come l'economia, la politica, la cultura, l'educazione, la difesa, l'ambiente, che pure toccano corde emotive e soprattutto la nostra vita quotidiana, riesce a coinvolgere in maniera così istintuale note altrettanto profonde. Solo attraverso una rivalutazione radicale del dialogo sulla salute potremmo ripartire a delineare le basi di una nuova comunicazione in sanità".
Secondo il chirurgo, in questo contesto, centrale è il ruolo delle associazioni dei pazienti, veri protagonisti nella definizione della politica sanitaria. "Le associazioni di pazienti - sostiene Spada - hanno il grande strumento che nasce dall'esperienza di vita personale, di un familiare o di una persona cara. Il vissuto ha così diversi angoli di lettura e pertanto di narrazione. Questo è lo strumento principe al di sopra di qualsivoglia considerazione tecnica. Gli ambiti di formazione comunicativa sono certamente un valido aiuto al perfezionamento della narrazione perché la comunicazione possa essere efficace. Sono pochi però al momento gli spazi adeguati perché pochi sono i formatori realmente competenti". L'effetto del raccontarsi "ha un impatto di gran lunga superiore a quello del semplice riportare una storia, ed è per affinare e sperimentare ciò che crea il legame tra narrazione e pubblico che andrebbe potenziata la rete formativa perché si possa aprire uno spazio visibile che vada oltre una semplice campagna o una maratona", conclude.