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Smart working o rientro in ufficio? Cosa dicono Galli, Bassetti e Pregliasco

Gli esperti sul rientro al lavoro in presenza

(Foto Fotogramma)
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04 febbraio 2022 | 14.24
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Ancora smart working o rientro in ufficio? Rt e incidenza sono in calo, ma i contagi covid in Italia seppur in calo continuano a essere tanti. Di fronte a una situazione che sembra in miglioramento, ci si chiede se sia il momento di tornare tutti al lavoro in presenza. Ma cosa ne pensano gli esperti. Da Bassetti a Galli, cosa dicono sull'eventualità di tornare in ufficio?

Bassetti

"Si può tornare negli uffici come prima, allentando e poi togliendo le restrizioni. Senza più limitazioni sul numero delle persone: siamo vaccinati con tripla dose e ci mettiamo la mascherina Ffp2. Non vedo problemi, dunque, a essere in 50 persone in 200 metri quadrati, penso agli uffici pubblici ad esempio. Mettiamo le mascherine al chiuso ancora per un po', ma finiamola di vivere in modo completamente diverso. Gli uffici devono tornare ad essere quello che erano prima e mi auguro che da aprile in poi, quando saremo veramente fuori" dall'emergenza "si potrà andare a lavoro anche senza mascherina". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, analizzando la possibilità di un ritorno al lavoro in presenza in tutti gli uffici.

Pregliasco

"Sì a cominciare a pensare ad azioni di rasserenamento complessivo e ripresa dell'attività" lavorativa in presenza, "diamo questa speranza nel breve termine. Da fine febbraio penso possa esserci questo spazio nell'ottica di quanto visto nelle altre nazioni che ci hanno preceduto, dove c'è stato un abbassamento repentino della curva che fa sperare che possa essere così anche per l'Italia". Lo dice all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, aprendo all'ipotesi di un rientro in ufficio in presenza. "Io credo - chiarisce però l'esperto - che si debba avere attenzione e progressività", quindi "con un rientro graduale, magari a rotazione. Una progressione che - spiega Pregliasco - ci permetta di monitorarne gli effetti che, con i tempi di incubazione di Omicron, si vedono nel corso di una settimana-10 giorni, in un'ottica di prudenza e gradualità che ha contraddistinto l'approccio italiano".

Galli

"La situazione pandemica è sicuramente cambiata. E tornare in ufficio, facendo meno smartworking, è possibile. Ovviamente con qualche cautela. I provvedimenti che permettono la ripresa di attività che fino ad oggi sono state limitate, hanno un senso perché, tutto sommato, corrispondo all'andamento dei contagi e alla maggiore immunizzazione della popolazioni". A dirlo all'Adnkronos Salute è Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano. "Sono aumentate le vaccinazioni, stanno riducendosi i contagi ed è un dato di fatto che moltissimi italiani hanno avuto l'infezione", ricorda Galli. "Non è la situazione di un mese fa, quando c'è stata la ripresa dell'ondata. Dalle vacanze di Natale ad adesso il quadro è decisamente un altro. E consente di mettere sul tappeto i costi è i benefici di determinati interventi". Le persone vaccinate e guarite "sono a bassissima probabilità di reinfettarsi in tempi brevi anche se la certezza al 100% non possiamo mai averla. E conseguentemente sono persone che hanno la possibilità di riprendere una circolazione 'normale', e non essere contemplate nelle restrizione delle varie zone colorate". Per Galli "rimanere barricati, con le vaccinazioni completate, sarebbe un non senso". Insomma, "ritornare in ufficio si può, ma con qualche attenzione con la quarantena per i positivi".

Gismondo

"Credo che lo smart working, misura dovuta per una certa fase della pandemia" di Covid-19, "sia un'esperienza negativa sotto tanti punti di vista: personale, sociale, lavorativo ed economico. Vediamo le città che si stanno svuotando", e la sofferenza di "locali che vivevano proprio con i pranzi e le pause di lavoro". Per evitare altri danni è ora di tornare alle attività professionali in presenza secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. In ufficio, dunque, ma "con la mascherina. Pur sperando di poterla presto abbandonare, in questa fase sarebbe meglio tenerla ancora - sottolinea l'esperta all'Adnkronos Salute - se l'ambiente è chiuso e si è a contatto stretto con colleghi. E almeno in questa fase dovrebbe essere tenuta sempre, tutte le volte che siamo a una distanza ravvicinata da altre persone".

Signorelli

"Con il calo della curva epidemica comincia a vedersi la fine dell'ondata. E quindi si entra in un periodo meno problematico. Con meno contagiati in giro, dunque, ha senso programmare, seppure non immediatamente e non tutte insieme, le riaperture a tutti i livelli, con il ritorno al lavoro in presenza, graduale, nei diversi uffici". Lo dice all'Adnkronos Salute Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, appena nominato presidente del Nitag (National Immunization Technical Advisory Group), nuovo gruppo tecnico nazionale sulle vaccinazioni, istituito presso il ministero della Salute. Per Signorelli, "come era stato previsto, febbraio si conferma il mese della discesa della curva ma con parametri ancora alti. Quindi servono ancora cautele visto che abbiamo circa centomila nuove infezioni al giorno. Con questi numeri forse non è ancora il momento di fare festa. Scenderanno sempre di più e diventerà piano piano minore il rischio di incontrare un infetto. E' chiaro, perciò, che anche le diverse aggregazioni comunitarie, luoghi di lavoro compresi, diventeranno meno rischiose. Bisognerà comunque continuare ad usare le protezioni".

Infettivologi

"Siamo sulla strada buona ma, per un ritorno in ufficio a pieno regime, aspettiamo di consolidare la discesa dei casi e poi si potrà ragionare". Così all'Adnkronos Salute Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie infettive all'Università Sapienza di Roma.

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