"Volevo andare a picchiare qualcuno pur non sapendo chi mi aveva prima colpito. In realtà non so spiegare il motivo del gesto".Così Lorenzo Marinelli, uno dei giovani fermati ieri per il ferimento di Manuel Bortuzzo dopo essersi presentato in questura a Roma col suo amico Daniel Bazzano nel quartiere Axa di Roma. Per i due, da ieri in isolamento a Regina Coeli, è previsto l'interrogatorio di convalida: entrambi sono accusati di tentato omicidio con l'aggravante della premeditazione. "C'è stata una rissa all'Irish pub a cui hanno partecipato circa venti persone che non so identificare - ha dichiarato il giovane, assistito dall'avvocato Alessandro De Federicis - mi hanno detto 'ti vengo a prendere a casa, so dove abiti e sono scappato".
"Non ero sicuro di avere colpito il ragazzo, l'ho appreso con certezza soltanto la mattina successiva", ha detto ancora Marinelli sottolineando di non conoscere "assolutamente il ragazzo che è stato colpito. E' stato un errore, in realtà non so chi volevo colpire". "L'ho collegato a qualcuno di quelli che mi avevano minacciato durante la rissa nel pub e quindi ho indirizzato i colpi verso di lui per questo motivo anche se non lo volevo prendere", ha aggiunto il giovane.
"Mi trovavo in uno stato confusionale e ho vagato per tre giorni sempre in compagnia del mio amico Daniel Bazzano. Non so dove siamo stati, forse in un parco, uscivamo dai campi soltanto per avere notizie dai telegiornali di quanto era accaduto, andavamo a sentire i telegiornali nei bar", ha raccontato ancora il giovane che aveva chiesto di essere portato al carcere di Rebibbia dove si trova già recluso suo padre. Marinelli ha ricostruito le fasi di quanto successo subito dopo la rissa al pub irlandese di piazza Eschilo. "Sono scappato a piedi e nel tragitto fino ad Acilia per prendere il mio motorino ho anche reperito la pistola che si trovava nascosta sottoterra già da tempo, l'avevo trovata lì un paio di mesi fa ma non ho assolutamente idea di chi possa averla nascosta lì", ha detto. "Dopo la rissa a Bazzano gli ho detto 'andiamo a menargli' ma lui non sapeva che io avessi l'arma", ha affermato aggiungendo di far "saltuariamente uso di cocaina, circa una volta al mese, ma quella sera non l'avevo utilizzata. Avevo bevuto sei o sette bicchierini di amaro" ha concluso.
I due ragazzi, per i quali è stato fissato per domani mattina l'interrogatorio di convalida del fermo, tramite i loro difensori De Federicis e Giulia Cassaro hanno fatto sapere di essere "distrutti". "Vogliamo chiedere scusa alla famiglia di Manuel, con una lettera che manderemo ai genitori" hanno spiegato. I due fermati volevano costituirsi già da domenica e per questo avevano contattato l’avvocato. "Avevano un peso sulla coscienza" riferisce De Federicis. In particolare, Lorenzo Marinelli ha dichiarato e fatto mettere a verbale: "Io mi sono costituito e vado in carcere perché è giusto che Manuel abbia giustizia".
Bazzano, che ha pianto durante tutto l’interrogatorio non sapeva della pistola, e dopo che Marinelli ha sparato gli ha detto: "Ma che hai fatto?". E l'amico gli ha risposto: "Portami a casa da mio figlio". I due hanno passato la notte in isolamento nel carcere di Regina Coeli.
Bazzano e Marinelli hanno sparato anche se avevano visto che non lontano da loro c'era una macchina della polizia. Da quanto emerso finora i due avrebbero dichiarato di aver sparato in relazione alla rissa che c'era stata precedentemente ma non avrebbero fatto i nomi di nessuno. Gli investigatori sono ancora al lavoro per ricostruire tutti i dettagli della vicenda. Le indagini serratissime della polizia sono scattate immediatamente dopo il fatto e la zona dell'Axa e le zone limitrofe sono state costantemente presidiate dalle forze dell'ordine. Alla fine Bazzano e Marinelli, sentendosi braccati, si sono costituiti.
PROGNOSI - Intanto, la prognosi sulla promessa del nuoto per le Fiamme Gialle non sarà ancora sciolta: lo riferiscono fonti sanitarie all'AdnKronos. Manuel è al momento ricoverato in terapia intensiva presso l'ospedale San Camillo ed è ancora attaccato ai 'drenaggi'. Secondo quanto si apprende, è infatti proprio l'attuale esigenza di 'drenaggio' a rendere impossibile il suo trasferimento in una struttura di riabilitazione. La prognosi sarà sciolta solo quando il ragazzo non dovrà più essere drenato.