La testimone di giustizia ha chiesto di essere sentita dai pm e dalla commissione antimafia regionale siciliana, che l’ha convocata per martedì prossimo
Ha chiesto di essere sentita dai pm e dalla commissione antimafia regionale siciliana, che l’ha convocata per martedì prossimo, la testimone di giustizia Valeria Grasso indagata dalla procura di Palermo nell’inchiesta che ha portato al sequestro della 'palestra antiracket'. Una struttura che era gestita dall’imprenditrice siciliana che negli anni duemila si è ribellata al pizzo facendo arrestare alcuni esponenti del clan Madonia. Ora alla donna i magistrati palermitani contestano l’accusa di invasione di edificio: secondo gli inquirenti la donna avrebbe, infatti, occupato per anni abusivamente i locali di via Dominici, confiscati anni prima alla criminalità organizzata. Accuse che Valeria Grasso respinge con fermezza. “Sono pronta a dimostrare la mia totale estraneità, documenti alla mano, a ciò che mi viene contestato, non si è trattato di un’occupazione abusiva”, dice all’Adnkronos la testimone di giustizia. “Non sono come è stata scritto una ‘paladina dell’antimafia’, ‘la paladina di destra’. Io alla mafia ho risposto con un atto di coraggio che mi ha cambiato la vita”.
Secondo l’accusa, Valeria Grasso, nella qualità di presidente dell'associazione Legalità e Libertà, sin dal 2014 avrebbe dunque occupato “sine titulo” i locali su cui pendeva un’ordinanza di sfratto. “Io non ho occupato nulla. Io ho denunciato i Madonia all’interno di quell’immobile. Con le mie denunce l’ho sottratto alle mafie”, sottolinea. “Ero lì da prima con un contratto di locazione. Poi avevo presentato nel 2013 un progetto sulla palestra che mi è stato approvato e a cui ha fatto seguito nel 2014 un’inaugurazione alle presenza delle autorità, con magistrati, sindaci, scuole. Nessuno mi ha mai chiesto un atto formale di assegnazione. Quando un anno fa ho chiesto spiegazioni al servizio centrale di protezione su cosa stesse succedendo mi è stato detto che ero vittima di un errore burocratico. Ora mi ritrovo descritta come una delinquente mentre io i delinquenti li ho denunciati”.
Ad assistere Valeria Grasso ora c’è l’avvocato Salvatore Asole che nei prossimi giorni presenterà un’istanza di revoca del sequestro al gip. “Quello che mi chiedo è: ma se l’intimazione di sfratto risale al 2014 perché la comunicazione di occupazione abusiva arriva solo 9 anni dopo? C’è una stata mancanza anche da parte dell’agenzia che gestisce il bene?”, dice il penalista. L’immobile, secondo quanto riportato nel decreto di sequestro preventivo , avrebbe anche subito modifiche di “carattere urbanistico edilizio mai denunciate". Accusa a cui la donna replica spiegando che “il custode giudiziale che ha redatto la relazione in cui si fa riferimento all’occupazione abusiva è lo stesso che ha autorizzato i lavori che ora mi vengono contestati. Una situazione surreale”, sottolinea.
“E io nella giustizia ho sempre creduto e continuo a credere e per questo sono pronta a farmi sentire per chiarire”, dice la testimone di giustizia che dal prossimo luglio, dopo che il Tar ha respinto il suo ricorso avrà la scorta solo quando sarà in Sicilia. “Una situazione paradossale che abbiamo segnato al ministero dell’Interno e alla prefettura - dice il suo avvocato - Resta una persona fortemente esposta, che ha ricevuto diversi episodi di minacce negli ultimi anni. Ci opporremo all’allentamento della scorta anche con un ulteriore ricorso sperando che nel frattempo qualcuno risponda alle nostre segnalazioni”.