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Scoperta la vera età degli anelli di Saturno

Disegno artistico della sonda Cassini mentre attraversa gli anelli di Saturno (Crediti NASA/JPL-Caltech)
Disegno artistico della sonda Cassini mentre attraversa gli anelli di Saturno (Crediti NASA/JPL-Caltech)
17 gennaio 2019 | 20.07
LETTURA: 5 minuti

di Andreana d'Aquino
Sono più giovani di quanto si credesse gli iconici anelli del pianeta Saturno, forse sono nati proprio mentre l'ultimo dinosauro moriva sulla Terra perchè hanno solo 100 milioni di anni, ben più giovani quindi del gigante gassoso che si è formato invece insieme al sistema solare, in tempi decisamente più remoti, circa 4,5 miliardi di anni fa. A scoprirlo è stato un team di scienziati guidato dall'italiano Luciano Iess dell'Università Sapienza di Roma e questa scoperta è l'ultimo regalo che arriva dalla sonda Cassini della Nasa prima del suo tuffo finale nell'atmosfera del pianeta.

Pubblicata oggi sul'edizione online di "Science", la ricerca è il risultato del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale di Sapienza Università di Roma in cui lavorano con Iess anche Daniele Durante e Paolo Racioppa. I ricercatori, insieme a studiosi di università e istituzioni scientifiche italiane e straniere, misurando la massa degli anelli hanno potuto risalire alla quantità di impurità accumulate e quindi determinare il tempo necessario perché si depositassero: ovvero da 10 a 100 milioni di anni. Un po' come scoprire il certificato di nascita degli anelli di Saturno che sono la rappresentazione più iconica del pianeta. "Ora ci resta da scoprire il meccanismo di formazione, ci sono varie ipotesi ma sono ancora ipotesi" spiega intervistato dall'Adnkronos Luciano Iess che ha guidato il gruppo di ricerca.

Con questa scoperta "l'età degli anelli di Saturno è stata datata intorno ai 100 milioni di anni ma potrebbero essersi formati anche prima, potrebbero avere anche 10 milioni di anni" afferma Iess che ci regala un'immagine che rappresenti bene la differenza di età fra Saturno ed i suoi anelli: "Possiamo pensare ad una donna di 45 anni, che rappresenta il gigante gassoso, che tiene per mano il suo bambino di un anno, o forse di anche pochi mesi, che rappresenta gli anelli del pianeta".

Ma i passaggi ravvicinati su Saturno della sonda Cassini, hanno permesso di risolvere altri problemi aperti del pianeta e relativi alla sua struttura interna. Saturno è un gigante gassoso con un raggio di circa 60.000 chilometri, circa 10 volte quello terrestre, composto in gran parte da idrogeno ed elio, come il Sole e Giove. Gli scienziati coordinati da Luciano Iess sottolineano che era noto da tempo che gli strati più esterni dell’atmosfera di Saturno ruotano più velocemente di quelli interni, ma di quanto non era noto. Non era nemmeno noto a che profondità il pianeta comincia a ruotare come un corpo solido. "Ci aspettavamo che Saturno si comportasse come il fratello maggiore Giove ma -osserva Daniele Durante, coautore del lavoro- quando abbiamo confrontato i risultati che avevamo ottenuto per Giove lo scorso anno con quelli pubblicati ora, la differenza è stata sorprendente".

"L'analisi dei dati scientifici raccolti dalla sonda Cassini sta contribuendo in maniera fondamentale ad aumentare la conoscenza di Saturno. E c on quest’ultima importante scoperta, l’Italia consolida la propria leadership scientifica nel campo dell’esplorazione del Sistema Solare, grazie anche all’importante contributo di Sapienza" scandisce Barbara Negri, responsabile Asi dell’Unità Esplorazione dell’Universo. La ricerca è stata finanziata in parte dall’Agenzia Spaziale Italiana e allo studio hanno contribuito B. Militzer dell'Univertity of California a Berkeley, Usa, Y. Kaspi del Weizmann Institute di Israele e P. Nicholson della Cornell University, Usa, insieme ad altri ricercatori di università e istituzioni scientifiche italiane e straniere.

La sonda Cassini-Huygens è stato un programma realizzato in collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Italiana. Decollata da Cape Canaveral nel 1997 per raggiungere l’orbita di Saturno a luglio del 2004, la missione è terminata il 15 settembre 2017, utilizzando il propellente residuo per una manovra che ha fatto precipitare la sonda nell’atmosfera di Saturno, in modo da proteggere le lune del pianeta da possibili contaminazioni.

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