"Chi fa vaccini sa che, se non vengono usati, non funzionano". E "far percepire il valore" di questo strumento di prevenzione, "far capire quanto i vaccini hanno contribuito e quanto potranno ancora contribuire per debellare diverse malattie infettive, è importante quanto inventarne di nuovi". Parola di Rino Rappuoli, Chief Scientist di Gsk Vaccines. Lo scienziato, pioniere delle moderne generazioni di vaccini, in occasione della presentazione oggi a Milano di un'indagine che fotografa i flussi di comunicazione in Rete su temi come i vaccini o la meningite, riflette sul ruolo finora svolto dai rappresentanti della scienza in questi nuovi importanti snodi dell'informazione. E ammette: "La comunità scientifica tutto sommato non ha fatto un buon lavoro sulla comunicazione. Siamo rimasti fermi a un secolo fa, mentre questo mondo si è evoluto e quindi anche noi dobbiamo rivedere il nostro modo di informare".
Rappuoli ha sviluppato e brevettato i primi vaccini per tutte le forme di infezione da meningococco (A, B, C, Y e W135) oggi utilizzati nel mondo. E per l'ultima scoperta messa a segno, il vaccino per il meningococco B, ha sviluppato una tecnica innovativa: quella della cosiddetta 'Reverse vaccinology', che segue un percorso inverso al tradizionale, partendo dalla decodificazione della mappa genetica del batterio per selezionare le proteine con la maggiore probabilità di generare un'ampia copertura.
"La scomparsa dei casi di meningite da meningococco non solo è pensabile - sottolinea lo scienziato - ma è assolutamente possibile grazie agli strumenti di prevenzione che abbiamo oggi a disposizione. Tutti i vaccini contro la meningite sono raccomandati dal Piano nazionale vaccini. Per questo motivo una corretta informazione anche sul web è sempre più importante, perché permette ai genitori di scegliere consapevolmente di proteggere i loro figli da malattie potenzialmente fatali".
Bisogna però "capire come riuscire a comunicare - ribadisce Rappuoli - capire come vengono percepiti oggi i vaccini e prendere atto del fatto che con i tempi cambiano anche le modalità attraverso cui si sviluppa il dibattito. Oggi i social media sono cruciali, ne vanno conosciute le dinamiche. I no-vax sono stati almeno in passato molto più bravi di noi a comunicare i loro pensieri. Anche noi scienziati quindi dobbiamo usare i mezzi giusti e sapere qual è lo stato dell'arte per migliorare la nostra presenza, fare piani per comunicare meglio".
Una riflessione condivisa anche dal virologo Roberto Burioni, diventato 'star' del web con i suoi post su Facebook in cui condivide dati scientifici sul tema vaccini. "Serve un'analisi per capire dove abbiamo sbagliato. Mi chiedo per esempio come mai le case farmaceutiche vengano spesso dipinte sul web come i 'cattivi' della situazione. Senza la loro organizzazione - fa notare l'esperto - non si sarebbero potute portare a termine sperimentazioni con cui sono state messe a disposizione alcune terapie molto importanti, delle quali tutti possiamo beneficiare. Questo è un paradosso che a mio avviso va affrontato. La comunicazione scientifica corretta non può essere lasciata solo alla buona volontà dei singoli".