Alla frontiera di Ventimiglia esplode il fenomeno del survival sex, ossia delle minorenni in transito, provenienti per lo più dal Corno d'Africa e dai Paesi dell'Africa-sub-sahariana, che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs (somme tra i 50 e i 150 euro per il viaggio in auto) per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire. Una situazione aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell'accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. E' quanto emerge dal rapporto 'Piccoli schiavi invisibili 2018', una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia.
"Si tratta di ragazze giovanissime e particolarmente a rischio - spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - che fanno parte del flusso invisibile dei tanti minori migranti non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana i quali, nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi europei, privati della possibilità di percorrere vie sicure e legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento, in molti casi ritrovandosi a vivere in condizioni di grande degrado e promiscuità".
In Italia, quello della tratta e dello sfruttamento dei minori resta un fenomeno per lo più sommerso, evidenzia il rapporto pubblicato a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. Le unità di strada del programma 'Vie d’uscita' di Save the Children per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, tra gennaio 2017 e marzo 2018, in alcuni territori chiave nel fenomeno tratta e sfruttamento come le regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma, sono entrate in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime.
Il rapporto mette in rilievo che al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%). L’abbandono del sistema di accoglienza e l’ingresso nell’invisibilità espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno d’Africa.
“Le nostre evidenze ci dicono che l’interruzione, a settembre 2017, del programma europeo di relocation ha contribuito in maniera importante a costringere i minori in transito a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, così come continua ad accadere a Ventimiglia, a Bardonecchia o al Brennero", sottolinea Raffaela Milano a giudizio della quale "è urgente riattivare la relocation per i minori soli a rischio di tratta e sfruttamento" .
Vittime di tratta e sfruttamento sessuale, nel nostro Paese, sono soprattutto le ragazze nigeriane e rumene. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia – emerge dal rapporto – 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600 per cento. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori.
Le unità di strada dei servizi anti-tratta stimano una presenza media di vittime di tratta richiedenti asilo pari a circa il 30%, quasi 1 su 3. Allo stesso modo, le evidenze raccolte da Save the Children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture.
Secondo Milano "è necessario rafforzare i meccanismi di immediata identificazione le procedure di accertamento dell’età considerando che molte vittime di tratta sono indotte a dichiararsi maggiorenni. Ed è altresì fondamentale potenziare i meccanismi di referral e follow-up per le vittime di tratta presenti nei diversi sistemi di accoglienza, attraverso il rafforzamento di un approccio coordinato a livello nazionale”.
Le vittime nigeriane di tratta e sfruttamento provengono per lo più da contesti di forte indigenza e vengono reclutate con l’inganno già nei loro luoghi di origine, facendo leva sulla finta prospettiva di un futuro migliore in Europa. Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito che si aggira tra i 20mila e i 50mila euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo di sfruttamento e schiavitù dal quale non riescono a liberarsi anche per via del voodoo o juju, un rituale che stabilisce una catena simbolica molto potente e fa sì che una volta ridotte schiave, le ragazze obbediscano alle organizzazioni da cui dipendono per paura delle ritorsioni su di loro o sulle loro famiglie.
Dopo le ragazze nigeriane, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione del progetto Vie d’uscita di Save the Children e della rete di organizzazioni partner, che nel corso del 2017 e dei primi tre mesi del 2018 ha intercettato 528 minori e neomaggiorenni rumene, a fronte delle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, rappresentano il 29% del totale; il 20% in base alla stima della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta.
Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania, come le regioni della Muntenia e della Moldova, in particolare i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava. L’assenza di prospettive e la grave deprivazione economica e affettiva, dovuta alla migrazione all’estero dei propri genitori o di altre figure parentali di riferimento, le rendono infatti un target estremamente facile da manipolare per gli sfruttatori e le organizzazioni criminali.