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Omicidio Cerciello, le motivazioni della condanna di Elder e Hjorth

Le parole dei giudici sulla sentenza all'ergastolo per i due americani

Omicidio Cerciello, le motivazioni della condanna di Elder e Hjorth
16 luglio 2021 | 17.34
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"Allarmante la personalità degli imputati nonostante la loro giovane età: la sconcertante perpretazione di gravi reati posti in essere in un’inquietante escalation di illegalità, l’adesione a modelli comportamentali devianti, l’esaltazione delle droghe e l’ostentazione di armi e denaro quali simboli di affermazione documentati dalle immagini rinvenute sui loro telefonini, evidenziano la indubbia capacitàcriminale di entrambi". E’ quanto scrivono i giudici della prima Corte d’Assise di Roma, presieduta da Marina Finiti, nelle motivazioni della sentenza con cui il 5 maggio scorso hanno condannato all’ergastolo i due americani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega ucciso con undici coltellate il 26 luglio del 2019. Una sentenza che aveva accolto le richieste della procura di Roma con il pm Maria Sabina Calabretta.

"A fronte di una vicenda cosi’ drammatica emerge la frustrazione di due ragazzi entrambi di famiglie benestanti, che si trovano in Italia, in vacanza e quella sera cercavano lo ‘sballo’ a Trastevere, volevano assumere alcol e cocaina, ricevuta la sola da Brugiatelli e da Pompei pianificano la richiesta estorsiva non gia’ perche’ la somma loro sottratta sia importante, tutti e due ammettono che 80 euro non era un importo rilevante per loro, ma la frode subita suscita in loro rabbia, voglia di rivalsa, devono dimostrare a loro stessi che nessuno puo’ raggirarli cosi’ facilmente", proseguono i giudici.

"Entrambi al processo continuano a manifestare - si legge nelle motivazioni - sostanziale distacco dalle vicende di quella notte e dal loro tragico epilogo, mai manifestano segni concreti di ravvedimento, nessuna rielaborazione in chiave critica di quelle condotte, al contrario fanno di tutto per diminuire le loro obiettive responsabilita’". I giudici sottolineano inoltre come "l’atteggiamento degli imputati e’ sempre volto a sminuire le loro responsabilita’. Nessun atteggiamento convinto e convincente di rielaborazione critica di quanto commesso, nessun pentimento. A fronte di tali risultanze non si ravvisano elementi positivamente apprezzabili per riconoscere le circostanze attenuanti generiche"

"I due imputati hanno agito all’interno di un programma condiviso e voluto da entrambi, l’azione delittuosa inizia insieme e termina insieme", scrivono ancora i giudici.

"Sia Elder che Natale infatti, hanno agito secondo un programma preordinato in cui l’evento letale costituisce una prevedibile, probabile conseguenza della condotta attivamente posta in essere da due correi - sottolineano i giudici nelle 346 pagine di motivazioni - che hanno integralmente condiviso i fatti di quella sera". "Nel caso in esame deve escludersi la sussistenza di un atteggiamento difensivo. I due imputati sono ben consapevoli di trovarsi in una situazione di illiceità da loro stessi provocata e dalla quale non possono ritenersi legittimati ad uscire mediante il ricorso a una simile violenza, non siamo di fronte ad una reazione armata ma al contrario ad un’azione finalizzata all’offesa volta ad evitare il verosimile arresto da parte delle forze dell’ordine intervenute sul posto e qualificatesi", scrivono i giudici.

E ancora: "L’operazione descritta dalle difese, che vedrebbe i due militari aggredire i due imputati senza qualificarsi, senza mostrare un tesserino, per di piu’ disarmati e in pari numero ai loro antagonisti, senza alcuna garanzia che sarebbero riusciti a prevalere fisicamente e nella consapevolezza di non disporre di appoggi immediati, appare insostenibile e risulta smentita" da quanto emerso nel corso del processo.

Una sentenza che aveva accolto le richieste della procura di Roma con il pm Maria Sabina Calabretta. "Perche’ i due carabinieri comandati in quel servizio dalla centrale operativa, avrebbero dovuto attaccare senza proferire parola i due ragazzi? Al contrario, i due imputati, sono consci di trovarsi in una situazione di illiceita’, sono consapevoli di aver commesso piu’ reati, quando si rendono conto di trovarsi di fronte a carabinieri devono sovrastarli, costi quel costi", sottolineano i giudici.

"Il vicebrigadiere Cerciello non può più riferire la sua versione, ma il suo corpo martoriato parla per lui e attesta la furia omicida di Elder", continuano i giudici, che aggiungono: "La volontà omicidiaria e’ evidente, anche l’arma, un coltello da combattimento, con lama lunga circa 18 centimetri lo conferma, le ferite riportate dalla vittima escludono che i fendenti possano essere stati inferti a scopo di difesa, tutte le lesioni risultano molto gravi".

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