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Non solo l'8 marzo: quello che le donne non dicono, ma che vorrebbero dire?

Intervista a Cathy La Torre, avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio soprattutto sull'orientamento sessuale e l'identità di genere

Non solo l'8 marzo: quello che le donne non dicono, ma che vorrebbero dire?
07 marzo 2022 | 14.03
LETTURA: 6 minuti

Come ti presenti e ti definisci, quando ti presenti?

Da sempre mi viene difficile definirmi, da sempre oscillo tra diverse dimensioni dell’essere e va bene così, per limitarmi però alla sfera professionale mi definisco avvocata con il “pallino”dei diritti, consulente pubblica e aziendale per le imprese e attivista.

Nel 2022 molte sono le cose dette e alcune raggiunte nel mondo delle donne. Eppure, ad oggi, Quali sono le cose che le donne non dicono, ma vorrebbero dire?

Non ho la pretesa di parlare a nome di tutte le donne naturalmente, ma credo di non sbagliare se dico che a dispetto di una maggiore libertà economica, materiale ed esistenziale, o forse proprio a causa di essa, le donne oggi sono costrette a contrastare una recrudescenza della violenza patriarcale da parte di quei tanti uomini che non accettano la parità e non sono capaci di relazionarsi con compagne che sono sul loro stesso piano. Insomma, tentano di fermare con la violenza l’inevitabile crescente emancipazione femminile.

Nella tua esperienza quali sono i punti di uguaglianza più difficili da raggiungere, perché radicati nella cultura e nella società? Quali sono i punti che non si voglio raggiungere?

Secondo me è necessario lavorare sulle cause della violenza sulle donne anche se, più che di cause, sarebbe corretto parlare di fattori di rischio. Sappiamo che a rendere un uomo violento possono contribuire un basso livello di istruzione, avere subito violenza da bambino, avere assistito a scene di violenza familiare, abuso di alcool, l’accettazione della violenza come un fatto culturale e naturalmente la disparità di genere. Ecco, lavorare seriamente su ciascuno di questi punti, con investimenti seri, mirati e costanti, aiuterebbe a ridurre notevolmente la violenza sulle donne.

Nell’atto pratico, quali sono delle attività reali e pratiche che ognuno può e dovrebbe utilizzare?

Ognuno di noi nel suo piccolo può contribuire a costruire una società migliore. La chiave di tutto per me sta nel rifiutarsi di girarsi dall’altra parte se si è testimoni di ingiustizia, questo significa intervenire concretamente, fare sentire la propria voce, opporsi e combattere qualsiasi cosa ferisca il nostro senso di giustizia mentre si dà forza e nutrimento a quelle tante esperienze di base animate da cittadini di buon cuore che contribuiscono ad alleviare piccole e grandi sofferenze.

A livello legale quali sono i punti critici a livello di uguaglianza?

In Italia manca il matrimonio egualitario, manca l’adozione per le coppie omosessuali e i single. Inoltre negli ultimi anni si è tornati molto indietro rispetto ai diritti dei lavoratori e, senza giustizia sul posto di lavoro per tutti i lavoratori, non ci sarà mai uguaglianza sostanziale. Quanto alla violenza sulle donne, so che si sta discutendo della modifica del minimo delle peni edittali per questi reati per potere poi procedere con strumenti di prevenzione maggiormente efficaci e ne sono contenta, nessuno vuole più sentire che un uomo denunciato più volte, già resosi responsabile di episodi di violenza contro la sua partner riesca a ucciderla prima che la legge faccia il suo corso. Ma penso anche che la sola repressione serva poco, come dicevo prima, , la violenza contro le donne sarà sconfitta quando ogni singolo uomo su questa Terra comprenderà di non avere nessun diritto di proprietà su un altro essere umano soltanto perché questo essere umano ha o ha avuto una relazione con lui.

Il numero di donne vittime di violenza domestica è in aumento. Qual è una possibile ragione (se vi è) in questo aumento? Come rompere questa dinamica?

L’aumento che si è registrato nel 2020 è da attribuire in gran parte al lockdown: una prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante unita ad un maggiore isolamento sociale determina frequentemente non solo un aumento del numero stesso di episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento. La ragione dell’aumento in generale invece credo sia da attribuire sia ad una maggiore propensione alla denuncia sia, come dicevo prima, al patriarcato che non si rassegna alla sua sconfitta e quindi reagisce sconsideratamente con cieca violenza alla perdita del potere sulla donna. Per rompere questa dinamica è necessario che le donne siano libere di lavorare anche quando hanno dei figli: l’autonomia economica femminile infatti non serve solo ad avere i mezzi per scegliere eventualmente di separarsi, ma è un potente fattore di autostima e di auto consapevolezza.

Quali sono gli obiettivi che tu vedi come di maggiore urgenza, da discutere, raggiungere e cambiare?

La parità di genere non è un semplice obiettivo né una materia: investe l’intera umanità, le relazioni tra uomini e donne, il rapporto con le future generazioni, le risorse e la crescita demografica. È una questione dunque estremamente complessa. Per sintetizzare direi che raggiungere la parità di genere significa eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e le ragazze, sostenere la loro piena realizzazione negli studi e nel lavoro, promuovere la loro piena partecipazione alla vita pubblica ed economica, riconoscere i loro pieni diritti giuridici e di sfruttamento delle risorse. Vuol dire incoraggiare una piena condivisione delle responsabilità in famiglia e dare valore al lavoro non retribuito necessario per mandare avanti una casa. Significa eliminare ogni forma di violenza nei confronti delle donne e del loro corpo e cancellare le pratiche che ledono la loro libertà, come i matrimoni precoci. Parità di genere vuol dire infine proteggere la salute delle donne e il loro diritto di decidere quando diventare madri.

Le nuove generazioni potranno e sapranno vivere con una percentuale di uguaglianza superiore? Se sì, come?

Me lo auguro sinceramente. Mi capita spesso di incontrare giovani e studenti che mi invitano a parlare a scuola o all’Università. Io vedo queste nuove generazioni che da un lato conservano quelle forti spinte ideali e valoriali tipiche della giovane età dall’altra però purtroppo noto anche una certa sfiducia nel futuro e nella possibilità di cambiarlo in meglio perché le pessime notizie che funestano la nostra epoca, disastri ecologici, virus sconosciuti e letali e adesso anche la minaccia concreta di una guerra atomica, sembrano problemi insormontabili. E togliere la speranza alle nuove generazioni è la cosa peggiore che una classe politica possa fare.

Quanto le leggi devono e possono regolamentare i deficit nella comprensione umana e buon senso? Prima delle leggi non ci sarebbe bisogno di maggiore umanità, oltre la paura di dover pagare per aver violato una legge ci dovrebbe essere maggiore preoccupazione di aver ferito un altro essere umano?

Il suo auspicio è assolutamente condivisibile e apprezzabile, anche a me piacerebbe che l’umanità vivesse tutta concorde nella pace e nel rispetto reciproci, purtroppo però le leggi esistono proprio perché non tutte le persone nutrono le stesse idee e gli stessi valori in merito a ciò che è bene e ciò che è male per se stessi, il prossimo e la società nel suo insieme.

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