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Negati domiciliari a trapper Simba La Rue: "Non vuole cambiare vita".

Per il giudice di Milano manca il requisito dell'affidabilità che può essere garantito solo da un percorso di riflessione. Lascerà il carcere solo per un nuovo intervento chirurgico alla gamba

Negati domiciliari a trapper Simba La Rue:
11 agosto 2022 | 14.42
LETTURA: 3 minuti

Nessuna comunità in cui trascorrere gli arresti domiciliari per Mohamed Lamine Saida, noto come Simba La Rue, che potrà lasciare il carcere di San Vittore solo per essere sottoposto a un'operazione chirurgica per riparare ai danni subiti alla gamba destra nell'agguato, a colpi di coltelli, del 15 giugno scorso a Treviolo (Bergamo). Lo ha deciso il gip di Milano Guido Salvini che ha negato l'attenuazione della misura e ha autorizzato a trasferire "nel più breve tempo possibile" il giovane trapper, in carcere per rapina e per il sequestro del 'rivale Baby Touchè, all'ospedale San Gerardo di Monza.

Una concessione - dopo il primo no ai domiciliari - che arriva dopo la perizia del medico legale Marco Scaglione che ha riconosciuto come le condizioni di salute "non siano compatibili con la prosecuzione di un regime detentivo in carcere". Solo al termine della degenza il giudice stabilirà il ritorno dietro le sbarre o in una comunità a fronte di un programma di recupero specifico e di una "seria e motivata accettazione". Per ora il 20enne non trascorrerà i domiciliari presso la comunità Kairos di Vimodrone come chiesto dal difensore Niccolò Vecchioni.

Una richiesta - condivisa dalla procura - che appare "da un lato non urgente e da un lato prematura" a dire del giudice. Il giovane trapper "è già stato collocato presso tale comunità" - per un'accusa di rapina quando era minorenne - e tale esperienza "non ha sortito evidentemente alcun effetto positivo. Anzi risulta dagli atti che essendo non solo Saida ma anche altri indagati collocati in tale comunità essi l'hanno liberamente utilizzata per concordare l'aggressione in danno Aouina e Calcaterra".

La dichiarazione di disponibilità della comunità "non indica un programma terapeutico e in generale un specifico regime di recupero cui Saida possa essere sottoposto in modo proficuo sia in relazione al suo comportamento decisamente e anche culturalmente volto stabilmente all'illecito (anche tramite musica e video che inneggiano quasi esclusivamente alla violenza) sia in relazione anche al probabile consumo elevato di sostanze stupefacenti", sottolinea il gip nel suo provvedimento. "Non è pervenuta direttamente dall'indagato alcuna accettazione e disponibilità che devono essere serie e motivate, in merito a un programma di recupero che potrebbe essere attuato in tale sede e che comporterebbe un distacco dallo stile di vita sinora assunto". Inoltre la collocazione nella comunità, non interromperebbe i contatti tra Simba La Rue e l'ambiente in cui sono maturati i fatti.

Non solo: per il giudice bisogna fare i conti con "l'incapacità dell'indagato di autocontrollarsi": dopo la dimissione dall'ospedale di Bergamo avrebbe dovuto sottoporsi a fisioterapia per prepararsi al nuovo intervento neurochirurgico invece "risulta che in quel periodo abbia fatto tutt'altro certamente aggravando anche le sue condizioni di salute. Manca quindi allo stato il requisito dell’affidabilità che può essere garantito solo da un percorso di riflessione che sembra appena agli inizi".

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