"Sui 6 milioni di italiani con malattia renale cronica, circa 4 milioni non sanno di averla e rischiano di scoprirlo in fasi molto avanzate e quindi più gravi". Lo ha detto Loreto Gesualdo, ordinario di nefrologia all'Università Aldo Moro di Bari e past president Fondazione italiana del rene, a margine di un evento stampa sull'insufficienza renale cronica, che si è tenuto stamattina a Roma.
"Oggi la nostra popolazione è rappresentata da 45mila dializzati e 25mila trapiantati, per un totale di 70mila. A fronte di 6 milioni di italiani con malattia renale cronica, noi seguiamo con terapia sostitutiva solo questi 70mila. La restante parte ignora di essere ammalato e non riceve le cure adeguate di cui ha bisogno", spiega l'esperto. "Abbiamo quindi la necessità - sottolinea - di individuare questo 'sommerso', per evitare che così tante persone rischino di arrivare a una fase della malattia che richiede la dialisi o addirittura un trapianto di rene".
Per lo specialista, a giocare un ruolo centrale potrebbero essere i medici di medicina generale. "Grazie ai medici di famiglia - evidenzia Gesualdo - è possibile effettuare uno screening esteso, a cominciare dalle categorie più a rischio, cioè diabetici, ipertesi, obesi e cardiopatici. Anche solo sottoponendo questi pazienti a due semplici test - Gfr (velocità di filtrazione glomerulare) e Acr (per la determinazione quantitativa di albumina, creatinina e rapporto albumina/creatinina) - potremmo intercettare fino all'80% di tutte le persone con malattia renale cronica. Una diagnosi precoce si traduce in un intervento più tempestivo e più efficace". Conclude il nefrologo: "Il medico di medicina generale può dunque avere un ruolo importantissimo nell'individuare i pazienti a rischio di sviluppare la malattia renale e cronica e nel prescrivere loro una semplice analisi del sangue e delle urine. E' così che si possono evitare trattamenti complessi e ad alto impatto sulla qualità di vita, quali dialisi e trapianto".