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Napoli, smaltite illecitamente 1.000 tonnellate di rifiuti speciali - Video

Arrestate 12 persone. Oltre mezzo milione di euro di costi extra per la S.A.P.NA., sequestrate due aziende

28 maggio 2024 | 09.26
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Traffico illecito di rifiuti e corruzione. Sono 12 le persone arrestate nelle province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno. L'accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, furto aggravato ai danni della Città Metropolitana di Napoli e corruzione.

Durante l'operazione sono stati accertati smaltimenti illeciti per oltre 1.000 tonnellate di rifiuti speciali che hanno determinato un aggravio di costi alla S.A.P.NA. per circa mezzo milione di euro. La cifra è stata calcolata senza tenere conto dei danni spesso causati all’impiantistica dallo sversamento di rifiuti anche ferrosi, che hanno bloccato anche per lunghi periodi il ciclo di trattamento dell’impianto pubblico.

L’indagine, condotta anche con l’ausilio di attività tecniche quali intercettazioni di conversazioni, video riprese e pedinamenti, ha avuto origine nel gennaio 2023 a seguito delle segnalazioni della S.A.P.NA. s.p.a., società interamente partecipata dalla città metropolitana di Napoli che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani della area metropolitana del capoluogo campano, in merito ad anomalie nel trattamento dei rifiuti all’interno dell’impianto di Tufino, nel quale venivano smaltite tipologie di rifiuti di provenienza industriale e dunque estranee al ciclo di raccolta dei rifiuti urbani.

I carabinieri hanno sottoposto a sequestro le due aziende private produttrici di rifiuti industriali. Secondo la ricostruzione degli investigatori, gli indagati agivano con un metodo ormai consolidato: gli autisti delle due società, aggiudicatarie di appalti per la raccolta di rifiuti urbani in alcuni paesi vesuviani, fungevano da tramite tra i produttori di rifiuti speciali e gli operai addetti alla gestione dei rifiuti all’interno dello STIR, nella gestione dell’illecito traffico, finalizzato all’esigenza dei privati di smaltire i loro rifiuti, conseguendo un significativo risparmio in termini economici. Il tutto avveniva in cambio di mazzette ai dipendenti pubblici. Essenziale sarebbe stato il ruolo degli addetti al TMB di Tufino, perfettamente organizzati per bypassare il rigido sistema di controllo previsto dalla S.A.P.NA., e consentire agli autisti degli automezzi di operare indisturbati e scaricare i rifiuti illecitamente.

Secondo l'accusa, una intera squadra forniva i propri turni di servizio ai complici esterni, che dunque pianificavano in totale tranquillità gli illeciti sversamenti nella certezza della compiacenza di tutti i componenti di quel turno, remunerati dal capo squadra, ciascuno in proporzione del contributo fornito. Al fine di incrementare ulteriormente gli illeciti profitti, alcuni degli indagati, sia dipendenti dello STIR che autisti, dopo aver effettuato gli smaltimenti illeciti, completavano la loro collaborazione rendendosi protagonisti del furto delle bobine di ferro, del valore di circa 20mila euro, utilizzate nell’impianto di Tufino per imballare i rifiuti, occultando le stesse all’interno degli stessi autocompattatori.

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