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Migranti e sanità, per un italiano su due è giusto curarli gratis

Indagine Ipsos per Amref: 49% è favorevole al mantenimento del sistema sanitario universalistico. Micucci: "Patrimonio da preservare e di cui andare fieri"

(Ipa-Fotogramma)
(Ipa-Fotogramma)
14 novembre 2022 | 12.17
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In Italia chiunque può accedere gratuitamente alle cure sanitarie, anche gli stranieri senza permesso di soggiorno. Un diritto, garantito dal Servizio sanitario nazionale, che secondo il 49% degli italiani deve continuare ad essere assicurato. E' quanto emerge da un'indagine Ipsos commissionata da Amref, condotta tra l'11 e il 17 ottobre su un campione di 800 persone rappresentativo della popolazione italiana, di cui Adnkronos Salute anticipa il capitolo dedicato all'aspetto sanitario.

Dal sondaggio emerge inoltre che solo 1 italiano su 4 sa che chiunque in Italia, anche gli stranieri irregolari, può essere sempre curato gratis. In una successiva domanda, una volta spiegata la gratuità e l'universalità del Ssn per chiunque si trovi sul territorio italiano, si chiede: "Sarebbe giusto limitare il diritto alle cure gratuite per gli stranieri, anche irregolari?". Ebbene: il 25% risponde "per niente giusto" limitarlo e il 24% "poco giusto", mentre il 15% lo ritiene "molto giusto" e il 29% "abbastanza giusto", mentre il 7% del campione "non sa".

"Il principio dell'universalità, a cui rimanda una parte del sondaggio, ricorda che in Italia anche chi, straniero, senza permesso di soggiorno, può avere accesso alle cure gratuitamente. Si tratta di un principio cardine, di cui dobbiamo andare fieri. Un principio di civiltà", commenta all'Adnkronos Salute Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa-Italia.

"La nostra Costituzione dice che ogni individuo è uguale davanti alla Repubblica, anche riguardo al diritto alla salute che va assicurato a tutti. Su questo tema le azioni dello Stato devono essere maieutiche, educative nei confronti dei cittadini perché se non lo sono, chi altro deve farlo? Nel momento in cui questi principi vengono in qualche modo messi in discussione da atteggiamenti 'altri' dello Stato stesso, delle Regioni o di altre istituzioni il cittadino va in crisi. Ormai in Italia la Costituzione non viene spiegata da nessuna parte, neanche più a scuola, quindi va 'spiegata' con atti concreti", commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli.

"L'altra questione - prosegue Anelli - è che accanto al tema dell'universalità - c'è anche quello della solidarietà che contraddistingue il nostro Ssn, dove i livelli di diseguaglianza sono incredibili, e dove ancora oggi non troviamo una soluzione per la sanità della Calabria, per me paradigma del fatto che le regioni non sono riuscite, in questi 20 anni di regionalizzazione della sanità, a trovare una soluzione per colmare le disparità. Dunque, se da una parte i cittadini sono indotti, anche in maniera indiretta, all'egoismo, all'individualismo, la solidarietà non viene esercitata, e se viene messo in discussione il diritto alla tutela della salute dei migranti prevista su tutto il territorio nazionale, compreso i ponti delle navi che sono in territorio italiano, questa società si sfilaccia", ammonisce.

L'indagine dal titolo 'Africa e Salute: l'opinione degli italiani' - che sarà diffusa integralmente nei prossimi giorni - affronta altre tematiche di stretta attualità, quali il rapporto tra ambiente e salute; le priorità internazionali che il nuovo governo dovrebbe considerare; il tema dei vaccini e l'impegno dei Paesi ad alto reddito nei confronti dei Paesi a basso e medio reddito; le minacce percepite dagli italiani a causa del cambiamento climatico.

"In questa indagine Ipsos dedicata alla salute e all'Africa - prosegue Micucci - volevamo capire che percezione si avesse del nostro sistema sanitario. Un patrimonio di valori e saperi da preservare e migliorare, certamente, ma mai da dare per scontato. Noi lo possiamo raccontare, anche con un solo esempio: l'Italia spende in sanità per ogni persona, ogni anno circa 2.000 euro, il Sud Sudan ne spende circa 20. Ovviamente inadeguati investimenti lasciano spazio a morti e malattie che facilmente potrebbero essere prevenute. Oggi non possiamo più permetterci di non tenere conto di queste disuguaglianze in salute".

"L'Ebola, e ancora con più forza il Covid-19, ci hanno insegnato che la salute è un bene che non ha confini, che ci dovrebbe spingere a tener conto di queste differenze tra Paesi e spronare a collaborare", ammonisce.

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