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Maxi blitz contro la 'ndrangheta, 48 arresti. Indagato Cesa

L'operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro. Tra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti

(Fotogramma)
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21 gennaio 2021 | 09.58
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Maxi operazione contro la 'ndrangheta su tutto il territorio nazionale, denominata 'Basso profilo', coordinata dalla Dda di Catanzaro. Impegnati duecento donne e uomini della Direzione Investigativa Antimafia e centosettanta unità tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza con il supporto di quattro unità cinofile e un elicottero. Eseguite numerose misure di custodia cautelare nei confronti dei maggiori esponenti delle 'ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come 'Bonaventura' 'Aracri', 'Arena' e 'Grande Aracri', nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.

L’operazione ha portato all’arresto di 48 persone (oltre a un obbligo di divieto nel comune di Catanzaro e a un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Delle 48 persone arrestate, 13 sono finite in carcere e 35 ai domiciliari. Fra queste ultime anche il segretario regionale dell’Udc, nonché assessore al Bilancio della regione Calabria, Franco Talarico.

Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali.

Fra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti. Il blitz ha portato alla perquisizione della casa romana del segretario dell'Udc. "Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017 - afferma Cesa - Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato".

L’operazione 'Basso profilo' "ha consentito di assestare un duro colpo", afferma in una nota la Dda del capoluogo calabrese, all’insieme "di 'locali' e 'ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi". "Le intercettazioni telefoniche e ambientali, nel numero complessivo di ben 266.500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti da contestuali indagini bancarie e accertamenti patrimoniali nel numero di 1.800 conti correnti esaminati e 388.000 operazioni bancarie ricostruite, per un giro d’affari di circa 250.000.000 di euro, hanno confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di ‘locali’ e 'ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi nei territori di riferimento che corrispondono a Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia".

Le indagini hanno inoltre "fatto emergere un complesso ed articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano infatti due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda (Crotone), con studio fiscale a Catanzaro lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione".

"E' stato possibile appurare come la consorteria ’ndranghetista, nelle persone di Gallo Antonio, Brutto Tommaso, Brutto Saverio, Pirrello Antonino e Errigo Natale - si legge nella nota della Dda di Catanzaro - abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso delle quali ha stipulato un ‘patto di scambio’ con il candidato Francesco Talarico, consistente nella promessa di ‘entrature’ per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, attraverso la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti".

"Il gruppo, grazie all’appoggio di Talarico Francesco - si legge nella richiesta di applicazione delle misure cautelari della Dda - riusciva a interloquire con il politico Lorenzo Cesa, all’epoca eurodeputato dell’Udc, che si sarebbe messo a disposizione per facilitare loro nelle entrature in enti pubblici in guisa da potere ottenere appalti. E che l’accordo con il Cesa - politico di caratura nazionale - non fosse un mero auspicio, ma un dato tangibile e concreto, lo si evince dal censito incontro avvenuto a Roma ove effettivamente gli indagati hanno avuto un contatto con il predetto".

"In sostanza il segretario regionale Talarico organizza un pranzo a Roma nell'estate 2017 dove era presente anche Cesa per discutere l'aiuto da dare all'imprenditore Gallo per aggiudicarsi appalti, anche relativi alle imprese di pulizia" ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al Gr1.

"Associazione per delinquere aggravata ex articolo 416bis1 cp, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare (fra gli altri) turbative d’asta, corruzione e abuso d’ufficio (agendo in questo caso nella veste di istigatori)" scrive il gip di Catanzaro Alfredo Ferraro nell’ordinanza emessa nell’ambito dell’inchiesta, contestando quei reati tra gli altri a Lorenzo Cesa e Franco Talarico.

"GRATTERI SCOPERCHIA PENTOLONE" I TIMORI DELL’ORGANIZZAZIONE - La Dda di Catanzaro ricostruisce che "sono stati registrati timori dai componenti dell’organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalla cui scelta di collaborare venivano prese le distanze, sia nei confronti della Dda di Catanzaro e della persona del Procuratore Gratteri definito dagli stessi componenti dell’organizzazione persona seria che stava scoperchiando ‘il pentolone’ anche se in modo, a loro dire, esagerato". "Il timore verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia - evidenzia la Dda - si è rivelato più che mai giustificato perché proprio quelle dichiarazioni hanno consentito non tanto di scoprire, quanto di ‘verificare’ risultanze di indagine già supportate da prove e riscontri".

SEQUESTRATE 59 SOCIETÀ, 2 PORSCHE E 1 LINGOTTO D’ORO - "La forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e condizione di omertà sono tutti parametri che sono stati documentati nella presente indagine chiamata ‘Profilo basso’, denominazione che prende origine proprio dalle regole che i componenti si erano imposti: quello ‘di mantenere un profilo basso’…" ricostruisce la Dda.

"Le investigazioni – evidenzia la Dda - hanno consentito di accertare che gli appartenenti al sodalizio hanno costituito un patrimonio societario e immobiliare grazie ai proventi delle attività illecite, tramite l’appoggio delle famiglie mafiose. Per questo motivo si sono creati i presupposti per l’emissione da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di un decreto di sequestro penale ex art. 321 cpp nei confronti di nr. 47 soggetti. Tra i beni sequestrati figurano 59 società, 45 immobili, 29 autoveicoli di cui 2 Porsche (911 Carrera 4 e Boxter), 77 conti correnti, 24 carte di credito ricaricabili, 1 imbarcazione del tipo Invictus 370, 1 lingotto d’oro e 01 orologio Rolex".

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