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L'Italia deve risarcire Amanda

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24 gennaio 2019 | 11.44
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La Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia a versare 10.400 euro ad Amanda Knox a titolo di risarcimento di danni morali, più 8mila euro per le spese legali. La sentenza riguarda il caso che vede opposti la cittadina statunitense allo Stato italiano e che concerne la procedura con cui la giustizia è arrivata a condannare la Knox per calunnia. Durante un interrogatorio avvenuto il 6 novembre 2007, la donna ha accusato Patrick Lumumba, cittadino congolese che lavorava all'epoca dei fatti in un bar di Perugia, di aver ucciso Meredith Kercher, studentessa britannica coinquilina della Knox. L'uomo è stato successivamente assolto e la Knox è stata condannata a tre anni di reclusione per calunnia, ricorda la Corte.

La violazione
dell'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo che ha portato, tra l'altro, i giudici della Corte europea a condannare l'Italia è di carattere procedurale e non sostanziale: la Corte stabilisce, all'unanimità, che "non c'è alcuna prova che la Knox sia stata soggetta al trattamento inumano e degradante del quale si era lamentata".

La sentenza della Corte di Strasburgo, che è stata unanime, stabilisce dunque che si è verificata una violazione procedurale, ma non una violazione sostanziale, dell'articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell'Uomo (proibizione della tortura e di trattamenti inumani e degradanti) e una violazione dell'articolo 6 (diritto all'assistenza legale e all'assistenza di un interprete). La violazione dell'articolo 3 è procedurale e non sostanziale: la Corte stabilisce che "non c'è alcuna prova che la Knox sia stata soggetta al trattamento inumano e degradante del quale si era lamentata".

La violazione procedurale riscontrata riguarda il fatto che la Knox non ha avuto il beneficio di un'indagine approfondita, in grado di appurare i fatti e le responsabilità, in seguito all'accusa da lei formulata di essere stata maltrattata durante l'interrogatorio del 6 novembre 2007, quando era nelle mani delle autorità di polizia.

Malgrado le ripetute richieste, non ci sono state indagini sul supposto trattamento ricevuto dalla cittadina statunitense. Per la Corte, comunque, le autorità italiane non sono state in grado di dimostrare che la restrizione dell'accesso della Knox ad un legale, durante l'interrogatorio del 6 novembre, nel momento in cui era stata formulata un'accusa penale nei suoi confronti, non abbia irreparabilmente danneggiato la correttezza della procedura nel suo insieme.

Per i giudici di Strasburgo, infine, le autorità italiane non hanno valutato la condotta dell'interprete, che "si concepiva come una mediatrice e aveva adottato un atteggiamento materno nei confronti della Knox", che all'epoca aveva vent'anni e non aveva una sufficiente padronanza dell'italiano, "mentre stava formulando la sua dichiarazione".

Per la Corte, le autorità italiane avrebbero dovuto indagare per verificare se la condotta dell'interprete fosse stata conforme a quanto previsto dalla Convenzione dei Diritti dell'Uomo e per valutare se il comportamento dell'interprete avesse avuto o meno un impatto sul risultato del processo nei confronti della Knox. Secondo la Corte, quell'iniziale mancanza aveva pertanto avuto "ripercussioni" su altri diritti e aveva "compromesso la correttezza della procedura nel suo insieme".

AMANDA: "SOTTOPOSTA A TORTURA PSICOLOGICA" - "Gli stessi investigatori che secondo la Corte di Cassazione hanno contaminato e distrutto prove hanno anche sottoposto persone innocenti, me e Raffaele, a torture psicologiche e abusi fisici mentre eravamo interrogati". Cosi scrive Amanda Knox sul suo sito web commentando la sentenza della Corte di Strasburgo. "Sono stata interrogata per 53 ore in cinque giorni senza un avvocato - ha aggiunto - in una lingua che potevo capire forse come un bambino di dieci anni. Quando dissi alla polizia che non sapevo chi avesse ucciso Meredith Kercher, sono stata colpita sulla nuca e mi hanno detto di ricordare".

LEGALE KERCHER - ''La violazione dei diritti della difesa è stato uno degli argomenti più dibattuti nel corso del processo e quindi, ancora una volta, dobbiamo accettare la decisione di un giudice circa l'interpretazione di questo momento processuale" dice all'AdnKronos l'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher.

"Si conferma ugualmente che non vi sono stati maltrattamenti nei confronti della Knox da parte dei poliziotti. In definitiva resta invariata l'insoddisfazione per gli esiti processuali di questa vicenda di fronte alla parallela condanna di Rudy Guede".

GIUDICE CHE ASSOLSE AMANDA - "Sono soddisfattissimo che ci sia una conferma così importante anche in sede Europea che ricalca esattamente quello che avevamo detto noi nella nostra sentenza di assoluzione", ha commentato Claudio Pratillo Hellmann, il presidente della Corte d'Assise d'Appello che nel 2011 assolse Amanda Knox e Raffaele Sollecito. "Le dichiarazioni rese in quell'interrogatorio da Amanda - spiega parlando con l'Adnkronos - non hanno rilievo processuale perché fatte in violazione del diritto di difesa e rese in circostanze di tempo e di luogo che inficiano tutto, con un'interprete equivoca. Non dimentichiamoci che Amanda aveva 20 anni e parlava appena l'italiano. E' chiaro che una ragazza così ha detto quello che gli investigatori volevano sentirsi dire per liberarsi". Quanto all'esclusione dei maltrattamenti da parte della polizia, il giudice ormai in pensione da sette anni, aggiunge: "Anche noi avevano sostenuto che mancasse la prova dei maltrattamenti".

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