Se i dati Istat registrano un calo dei matrimoni in Italia, un forte aumento delle unioni di fatto e un assestamento delle separazioni e dei divorzi, "a cambiare non sono solo i numeri ma anche le cause che portano alla rottura delle unioni matrimoniali". Per esempio "ben il 30% di quelle che approdano in tribunale sono causate da 'nozze bianche', ovvero matrimoni senza sesso o con problemi a letto". Lo riferisce all'Adnkronos Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione matrimonialisti italiani, commentando i dati Istat diffusi oggi.
"Come fotografato dal Centro studi Ami - spiega Gassani - si tratta di un problema serio e in costante aumento, che non conosce età e riguarda coniugi dai 30 ai 90 anni: la gente insomma - sintetizza - non fa più sesso. E se in passato se ne occupava solo la Sacra Rota, oggi questo genere di cause finisce anche nei tribunali civili. C'è un'abulia sessuale - sostiene - dovuta probabilmente anche alla grande offerta, reale e virtuale, ad un sesso fatto molto raramente come fosse un compitino da svolgere o fatto molto più fuori casa che in camera da letto".
Non solo. "Oggi il mal di testa ce l'ha il marito - riferisce ancora il presidente dei matrimonialisti - perchè sono sempre più gli uomini che rifiutano la sessualità. Un problema che noi avvocati verifichiamo in prima persona, costretti, in tribunale, a indicarlo tra le cause di rottura del matrimonio".
Insomma, secondo Gassani, "ci si sposa meno, ma chi si sposa vive il matrimonio meno felicemente. Come i dati del centro studi Ami testimoniano: nel 60% dei casi di separazione, infatti, ci si arriva perchè uno dei due ha tradito l'altro o lo hanno fatto entrambi. E in questo i social network, da Facebook a WhatsApp, stanno mietendo vittime. Possiamo davvero parlare di una sorta di infedeltà tecnologicamente assistita", ironizza.
E ancora: tra le ragioni per cui si ci separa, "se un tempo c'era ad esempio la violenza, oggi c'è la mancanza di condivisione, il fatto che non ci si parla più, tutti assorti a chattare con qualcuno. Quando interroghiamo le persone in tribunale sul menage familiare - racconta l'avvocato - scopriamo che famiglie di 5 componenti hanno 5 televisori in casa o 5 tablet sul tavolo, per non parlare di forme di vera e propria dipendenza virtuale".
In conclusione, guardando ai dati generali, secondo il matrimonialista, "negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a uno tsunami che ha cambiato gli usi e i costumi delle famiglie italiane, e il termometro di questo cambiamento culturale è il diritto di famiglia. Se prima il matrimonio era l'istituzione più importante nel nostro paese, più importante della laurea, della carriera e del lavoro, era cioè la realizzazione umana e sociale delle persone, oggi non è più così perchè al primo posto c'è il lavoro, e solo dopo il matrimonio". E i numeri parlano chiaro: "siamo passati dai 430mila del 1974 per scendere al picco più basso al di sotto 200mila nel 2013".
E ancora. "Le convivenze sono una formula vincente di famiglia alternativa, la cui struttura è ormai sovrapponibile a quella del matrimonio: ci si compra casa, si fa il mutuo, si mettono al mondo figli, manca solo il pezzo di carta. E' solo un modo diverso di affrontare il concetto di famiglia: se prima senza matrimonio ci si sentiva quasi scomunicati dalla società, oggi la convivenza è una scelta come un'altra. Per questo - conclude - è sempre più urgente una normativa per le unioni civili e le coppie di fatto".