"La questione è più ampia di come Saviano e Mondadori la rappresentano. Prima di ‘Gomorra’ Saviano era un assiduo frequentatore della nostra redazione. Grazie ai buoni uffici di qualche cronista ha avuto a disposizione il nostro archivio e ha potuto così apprendere la storia criminale di Napoli e Caserta dei 10 anni precedenti. Quando ha cominciato a lavorare al romanzo non ha dovuto fare altro che rielaborare ciò che noi avevamo già scritto. Gli articoli per i quali è stato riconosciuto il plagio sono quelli che, evidentemente, non potevano essere riscritti perché se ne sarebbe perso il senso. Parliamo di quelli in cui si racconta della struttura interna del clan, dei patti tra cosche e dell’arresto del boss Paolo di Lauro. Ma in numerosi altri casi i giudici, pur non riscontrando il plagio vero e proprio, hanno riconosciuto dettagli contenuti nel libro che erano già stati riportati in esclusiva da noi in precedenza. Insomma, possiamo dire che a parte singoli episodi di colore, l’ossatura del romanzo è materiale abilmente riciclato". Così all’AdnKronos Ugo Clemente, Direttore editoriale di cronache di Napoli e cronache di Caserta editi da Libra editrice, in vista dell’udienza del prossimo 27 settembre davanti alla Corte d'Appello di Napoli per la rideterminazione delle somme che lo scrittore Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore dovranno risarcire alla ‘Libra Editrice’, società editrice dei quotidiani ‘Cronache di Napoli’ e ‘Cronache di Caserta’, per l'illecita riproduzione nel libro "Gomorra" di parte di tre articoli pubblicati dai quotidiani nel 2005.
Saviano e Arnoldo Mondadori Editore erano stati condannati in appello a risarcire Libra Editrice con 6mila euro, ma Libra Editrice ha presentato ricorso in Cassazione ritenendo la quantificazione non congrua. Ed è proprio sulla cifra rimessa in discussione dalla Cassazione che Clemente si sofferma. "Mi riporto a quanto la Cassazione ha dovuto specificare in due successive pronunce – osserva -, il risarcimento deve essere determinato in considerazione degli utili illecitamente realizzati in violazione dei diritti della ‘Libra Editrice’ sugli articoli dei propri giornalisti. ‘Gomorra’ ha venduto decine di milioni di copie nel mondo. E all’epoca Saviano era uno sconosciuto. Nonostante questo successo, i suoi libri successivi non hanno certo prodotto risultati paragonabili al primo in termini di vendita, siamo nell’ordine delle migliaia di copie. Teniamo conto che grazie alla notorietà guadagnata con ‘Gomorra’, Saviano ha avuto la possibilità di promuovere le sue opere successive anche sulle reti televisive nazionali, ospite della De Filippi, di Fazio e persino a Sanremo. E evidente che ‘Gomorra’ avesse qualcosa in più".
Quale sarebbe, dunque, un risarcimento congruo? "Atteniamoci ai dati – sottolinea il direttore editoriale ‘Libra Editrice’ -, oggi, ad esempio, il libro più venduto è quello di Matteo Renzi. Saviano lo segue a una certa distanza. Parliamo di quanto, di diecimila copie a voler essere ottimisti? ‘Gomorra’ ha venduto 12,5 milioni di copie in tre anni, dal 2006 al 2009. Da allora sono passati altri 13 anni e ‘Gomorra’ è diventato un marchio paragonabile a quello di McDonald’s. Volendo essere realisti, possiamo ipotizzare che abbia venduto 50 milioni di copie. Poi consideriamo che dall’opera sono stati tratti film, opere teatrali e una serie Tv che solo nel 2016, alla seconda stagione su sei, era già stata distribuita in 170 paesi. Per il risarcimento andrebbe determinata una percentuale da applicare agli utili derivanti dallo sfruttamento dell’opera. E questo lo lascerei fare ai giudici della Corte di Appello di Napoli".
Infine, Ugo Clemente si sofferma sul modo in cui i mass media trattarono la condanna per plagio di Saviano, divenuta definitiva nel 2015. "Non direi che è passata sotto silenzio – spiega -, anzi, nei tre giorni successivi i principali quotidiani nazionali e le agenzie di stampa riportarono esattamente il contrario della verità, affermando che Saviano aveva vinto la sua battaglia legale. Eppure dalla semplice lettura della sentenza era facilissimo verificare che Saviano era stato condannato per plagio in via definitiva. Non dimentichiamo che in questa vicenda l’attore principale non è tanto Saviano, che prima di ‘Gomorra’ era uno sconosciuto persino per i cronisti campani. Stiamo parlando della prima casa editrice italiana e forse europea, parte consistente della galassia imprenditoriale che fa capo all’uomo più potente d’Italia, Silvio Berlusconi".
"Una corazzata – chiosa Clemente - che comprende Fininvest e Mediaset, che nei settori dell’editoria, della comunicazione e dell’informazione non ha concorrenti diretti, in grado di influenzare anche i principali canali di informazione pubblici".