"Ci sono altre persone in attesa, in particolare due persone che hanno già appuntamenti in Svizzera e che noi aiuteremo l'una materialmente e l'altra economicamente. Questa nostra attività continuerà fino a quando saremo fermati. E saremo fermati se lo Stato non intenderà prendere le sue responsabilità". E' quanto ha dichiarato l'esponente radicale Marco Cappato all'uscita della caserma dei carabinieri, in centro a Milano, dove si è autodenunciato per aver accompagnato dj Fabo a Zurigo per poter avere una morte assistita. Per queste due persone Cappato non ha voluto fornire le generalità; dalla clinica Dignitas di Zurigo è già arrivato "il semaforo verde". Noi, ha poi aggiunto Cappato "non vogliamo tolleranze per fare 'all'italiana' quello che stiamo facendo ma vogliamo continuare a farlo in uno stato di diritto".
"Il mio obiettivo è portare lo Stato italiano all'assunzione delle sue responsabilità", ha detto Cappato. "Racconterò quanto ho fatto, come ho aiutato Fabo ad ottenere l'assistenza per la morte volontaria, Se i malati terminali potessero bloccare le strade, le stazioni o il traffico come altri hanno fatto la legge sull'eutanasia l'avremmo avuta quarant'anni fa", ha proseguito.
"Se ci sarà occasione di difendere davanti a un giudice quello che ho fatto lo potrò fare in nome di principi costituzionali di libertà e responsabilità che sono più forti di un Codice penale scritto in epoca fascista dove ancora non si fa differenza tra l'aiuto ad un malato che vuole interrompere la sofferenza dallo sbarazzarsi di una persona della quale ci si vuole liberare", ha aggiunto.