Al momento la causa resta ancora sconosciuta, ma è l'adenovirus F41 ad essere nel mirino
Epatite acuta pediatrica, se la causa resta ancora sconosciuta, al momento è comunque l'adenovirus F41 ad essere nel mirino degli scienziati come principale sospetto per i casi registrati tra i bambini a livello internazionale. Ma cosa ne pensano gli esperti? Ecco le opinioni di Bassetti, Andreoni e Palù.
Anche per Matteo Bassetti l'indiziato più probabile resta l'adenovirus F41 o una coinfezione di questo con altro agente. "Il fatto che oggi si parli meno" di questi casi "non vuol dire che l'attenzione sia scemata. Secondo me bisogna continuare a fare quello che stiamo facendo: mettere in comunione i nostri dati", ha detto all'Adnkronos Salute l'infettivologo, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, fa il punto sui casi. "Non è un'emergenza, in tutto il mondo 200 casi in 6-7 mesi, un po' come quelli che si vedevano prima del Covid perché casi di epatite sconosciuta in adulti e bambini ci sono sempre stati. Ci vuole tempo per chiarire alcuni punti - ha aggiunto -. Non abbiamo ancora dato un nome e un cognome a questa epatite di origine sconosciuta, ma credo che l'indiziato più probabile rimanga l'adenovirus F41 o una coinfezione di questo con altro agente. Dopo di che, io credo che non è il caso di preoccuparsi: dobbiamo approfondire, ma evitiamo di creare allarmi". "La scoperta di un nuovo virus non è una cosa immediata - ha ricordato -. Anche per l'Hiv e l'Aids ci sono voluti 2 anni. L'opinione pubblica è abituata ad avere tutto e subito, ma non è così. Anche per Covid è accaduto questo, ci vuole tempo e studi per accertare di cosa si tratta. In generale, quando si può lavorare senza le luci delle ribalta lo si fa meglio".
Tra le possibili cause delle epatiti acute di origine misteriosa che hanno colpito circa 200 bambini nel mondo "viene annoverato l'adenovirus F41, forse con mutazioni. Ma questo tipo di virus è molto frequente trovarlo nei bambini sani e poi non è sempre stato riscontrato nei casi ad oggi registrati. Inoltre, l'adenovirus non è normalmente periepatico, se non in soggetti immunodepressi. Direi quindi che potremmo essere di fronte ad un virus che ha acquistato una patogenesi particolare, ma che si può trovare in soggetti sani", sottolinea invece all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Secondo Andreoni, nei "circa 200 casi di epatite acuta sconosciuta dei bambini accertati fino ad oggi sono stati inseriti, almeno nei primi segnalati, casi retrospettivi e questo ha inciso sulla numerosità improvvisa. Ora - sottolinea l'esperto - stiamo assistendo ad una stabilizzazione delle segnalazioni e almeno in Italia non sono stati registrati nuovi casi. Ricordiamo che 200 casi nel mondo non sono tanti, ma rientrano nei numeri che avevamo anche prima rispetto alle epatiti acute sconosciute".
"Per ora siamo in una fase di valutazione", ma "in Italia le segnalazioni sono sotto controllo, non si registra un aumento dei trapianti di fegato legati a questo tipo di epatite che di solito sono un paio a livello nazionale", sottolinea all'Adnkronos Salute Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie infettive all'Università Sapienza di Roma, facendo il punto sulla situazione.
Sull'origine di queste epatiti acute, l'infettivolgo precisa che "parliamo ancora di casi probabili e non sappiamo se c'è un cofattore insieme ad un agente patogeno - avverte - Quindi non abbiamo una causa ben definita e si sta svolgendo una sorveglianza attiva. Ma vediamo anche che a livello europeo, dopo l'escalation di segnalazioni dei mesi passati, ora c'è una stabilizzazione e l'incremento si è fermato". Il messaggio della Simit è "di tranquillare i cittadini nella maniera più assoluta", conclude Mastroianni.
Un possibile ruolo dei cani all'origine dei casi di epatite acuta nei bimbi sui quali la comunità scientifica internazionale sta indagando? "Per carità, no. Sono ipotesi infondate. Fino a quando non ci saranno dati solidi non si può dire nulla di supportato dai fatti" e, al momento, "la verità è che ancora si brancola nel buio". La microbiologa dell'ospedale Sacco Maria Rita Gismondo respinge con forza l'idea che, sull'eccesso di infezioni epatiche a eziologia ignota, possano prendere piede "teorie non sostenute da osservazioni solide". Anche il coinvolgimento di specifici agenti patogeni attualmente è prematuro accreditarlo, spiega all'Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco. "L'aver isolato in una buona percentuale" di pazienti "l'adenovirus può sicuramente far propendere per un'eziologia del genere, ma ancora stiamo brancolando nel buio", ammonisce. E "non è nemmeno detto che" per queste forme non si tratti delle "epatiti che da sempre rimangono senza causa conosciuta. Credo che la ricerca debba continuare per provare ad arrivare a un vero isolamento, che però - precisa Gismondo - deve essere fatto in un numero significativo di individui".
"La causa più probabile" della nuova epatite acuta di origine sconosciuta "è l'adenovirus umano F41, già associato a forme gastroenteriche", le parole di Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all'Università di Padova, presidente dell'Aifa ed ex membro del Cts in un'intervista a 'La Stampa'. "Per ora non ha avuto la diffusione che si temeva, nonostante abbia colpito soprattutto bambini sotto i 5 anni non vaccinati contro Sars-Cov-2", sottolinea.