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Ecco 'Fratelli tutti', la terza enciclica del Papa

L'enciclica di Bergoglio sulla fraternità e l'amicizia sociale rivolta a "tutte le persone di buona volontà al di là delle convinzioni religiose". Dal Coronavirus alla disparità uomo-donna, passando per il 'no' alla cultura dei muri e ai moniti alla politica: cosa c'è nell'enciclica. Il ricordo di Martin Luther King e Gandhi in chiusura. L'Angelus: "Brutto vedere nella Chiesa autorità che cercano propri interessi"

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04 ottobre 2020 | 12.27
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di Elena Davolio

Ecco ‘Fratelli tutti’, la terza enciclica del Papa sulla fraternità e l’amicizia sociale rivolta a "tutte le persone di buona volontà al di là delle convinzioni religiose" per una riflessione aperta. Dopo la Lumen fidei del 2013, iniziata da Benedetto XVI è scritta a quattro mani , l’enciclica sociale Laudato si’ del 2015, ecco Fratelli tutti che approfondisce il Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi un anno e mezzo fa.

Quali sono i grandi ideali e le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni? E' la domanda a cui intende rispondere ‘Fratelli tutti’: il Papa la definisce una "enciclica sociale" che prende il titolo dalle ‘Ammonizioni’ di San Francesco d’Assisi, che usava quelle parole "per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo".

Il ricordo di Martin Luther King e Gandhi in chiusura

Il Poverello, scrive Bergoglio che ieri ha firmato l’enciclica ad Assisi, lontano dagli scandali finanziari che scuotono il Vaticano, "non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio ed è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna". L’Enciclica vuole promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale. A partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, "tutti sulla stessa barca" e dunque bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può "salvare solo insieme". Motivo ispiratore, citato dallo stesso Papa, è appunto il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar nel febbraio 2019.

La fraternità - dice il Papa - è da promuovere non solo a parole, ma nei fatti. Fatti che si concretizzano nella "politica migliore", quella non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune, in grado di porre al centro la dignità di ogni essere umano e di assicurare il lavoro a tutti, affinché ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Bergoglio pensa ad una politica che, lontana dai populismi, sappia trovare soluzioni a tutto quello che attenta ai diritti umani fondamentali e che punti ad eliminare definitivamente la fame "criminale" e la tratta.

"Brutto vedere nella Chiesa autorità che cercano propri interessi"

Francesco sottolinea che un mondo più giusto si raggiunge promuovendo la pace, che non è soltanto assenza di guerra, ma una vera e propria opera "artigianale" che coinvolge tutti. Legate alla verità, la pace e la riconciliazione devono essere "proattive", puntare alla giustizia attraverso il dialogo, in nome dello sviluppo reciproco. Da qui deriva la condanna che il Pontefice fa della guerra, "negazione di tutti i diritti" e non più pensabile neanche in una ipotetica forma "giusta", perché le armi nucleari, chimiche e biologiche hanno ricadute enormi sui civili innocenti.

Il Pontefice nella sua terza enciclica torna a lanciare la ferma condanna alla pena di morte, "inammissibile", e a richiamare al perdono. Perdonare non significa dimenticare - scrive il Pontefice - né rinunciare a difendere i propri diritti per custodire la dignità, dono di Dio.

Sullo sfondo, la pandemia che, scrive Francesco, "ha fatto irruzione in maniera inattesa proprio mentre stavo scrivendo questa lettera". Ma l’emergenza sanitaria globale è servita a dimostrare che "nessuno si salva da solo" e che è arrivata l’ora di "sognare come un’unica umanità in cui siamo tutti fratelli".

CORONAVIRUS, IL DOLORE DEL PAPA - "Oggetto di scarto non sono solo il cibo e i beni superflui, ma spesso gli esseri umani", il grido di dolore del Papa contenuto nell’enciclica. Bergoglio osserva: "Abbiamo visto quello che è successo agli anziani in alcuni luoghi del mondo a causa del coronavirus. Non dovevano morire così. Ma in realtà qualcosa di simile era già accaduto a motivo delle ondate di calore e la in altre circostanze: crudelmente scartati".

"Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più "gli altri", ma solo un ‘noi’", l'auspicio.

"Che non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori, in parte come effetto di sistemi sanitari smantellati anno dopo anno. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato".

Avverte il Pontefice: "Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto". Il ‘si salvi chi può’, ammonisce Francesco, si tradurrà rapidamente nel ‘tutti contro tutti’ e questo sarà peggio di una pandemia".

"NO ALLA CULTURA DEI MURI" - Nel primo capitolo su 8, ‘Le ombre di un mondo chiuso’, il documento si sofferma sulle tante storture dell’epoca contemporanea: la manipolazione e la deformazione di concetti come democrazia, libertà, giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; l’egoismo e il disinteresse per il bene comune; la prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta, le donne assoggettate e poi forzate ad abortire, il traffico di organi. Il Papa denuncia di nuovo la "cultura dei muri" che favorisce il proliferare delle mafie, alimentate da paura e solitudine.

IL MIRACOLO DELLA GENTILEZZA - La gentilezza fa sì che le persone che la esercitano "diventano stelle in mezzo alla oscurità ". Il Papa invoca così il "miracolo della gentilezza", una "liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta" che prevalgono in epoca contemporanea. Una persona gentile, scrive Francesco, crea una "sana convivenza" ed apre le strade dove l’esasperazione distrugge i ponti.

"LAVORO DIMENSIONE IRRINUNCIABILE" - In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo". Lo sottolinea il Papa nel quinto capitolo dell’enciclica sociale ‘Fratelli tutti’ Dal titolo ‘la migliore politica’.

La migliore politica, scrive il Pontefice, è quella che tutela il lavoro. "Ciò che è davvero popolare- annota Bergoglio - perché promuove il bene del popolo - è assicurare a tutti la ci possibilità di fare germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, le sue forze. Questo è il miglior aiuto per un povero, la via migliore verso una esistenza dignitosa. Perciò insisto che ‘aiutare i poveri con il denaro deve essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte alle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di consentire loro una vita degna mediante il lavoro’".

Francesco chiede una soluzione a ciò che attenta contro i diritti umani fondamentali, come l’esclusione sociale; il traffico di organi, armi e droga; lo sfruttamento sessuale; il lavoro schiavo; il terrorismo ed il crimine organizzato. Forte l’appello del Papa ad eliminare definitivamente la tratta, "vergogna per l’umanità", e la fame, in quanto essa è "criminale" perché l’alimentazione è "un diritto inalienabile".

"POLITICA DICA NO A CORRUZIONE" - C’è bisogno di una politica che sappia dire no alla "corruzione" alla "mancanza di rispetto delle leggi", alla "inefficienza". E' l'ammonimento del Papa nella enciclica. Bergoglio ha in mente "una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche che permettano di superare pressioni e inerzie viziose".

Quella cui pensa il Papa è una politica incentrata sulla dignità umana e non sottomessa alla finanza. "La speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage".

Assumono, quindi, particolare rilevanza i movimenti popolari: "poeti sociali" e "torrenti di energia morale", scrive il Papa in un tributo ai movimenti, auspicando un coinvolgimento nella partecipazione sociale, politica ed economica, con un maggiore coordinamento.

"NECESSARIA RIFORMA ONU" - Il Papa auspica la riforma dell’Onu. "E' necessaria una riforma ‘sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che del ‘architettura economia e finanziaria internazionale affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni".

Ricorrendo instancabilmente "al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato" – afferma il documento pontificio - l’Onu deve promuovere la forza del diritto sul diritto della forza, favorendo accordi multilaterali che tutelino al meglio anche gli Stati più deboli.

"FARE MEMORIA DI PERSECUZIONI E MASSACRI" - Fare memoria della Shoah, dei bombardamenti atomici a Hiroshima e Nagasaki. "E nemmeno vanno dimenticati persecuzioni, traffico di schiavi, massacri etnici che sono avvenuti e avvengono in diversi Paesi e tanti altri fatti storici che ci fanno vergognare di essere umani". E' l'ammonimento del Pontefice. "Vanno ricordati sempre - scrive - sempre nuovamente senza stancarci e senza anestetizzarsi". Altrettanto importante, osserva, è fare memoria del bene, di chi ha scelto il perdono e la fraternità.

Legato alla pace c’è il perdono: bisogna amare tutti, senza eccezioni – si legge nell’Enciclica – ma amare un oppressore significa aiutarlo a cambiare e non permettergli di continuare ad opprimere il prossimo. Anzi: chi patisce un’ingiustizia deve difendere con forza i propri diritti per custodire la propria dignità, dono di Dio. Perdono , avverte Bergoglio, non significa "impunità, bensì giustizia e memoria", perché perdonare non significa dimenticare, ma rinunciare alla forza distruttiva del male ed al desiderio di vendetta.

"STOP ODIO E XENOFOBIA" - "Come credenti ci vediamo provocati a tornare alle nostre fonti per concentrarci sull’essenziale: l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo, in modo tale che alcuni aspetti della nostra dottrina, fuori dal loro contesto, non finiscano per alimentare forme di disprezzo, odio, xenofobia, negazione dell’altro". Lo sottolinea il Papa nell’ultimo capitolo della enciclica Fratelli tutti. "La verità - osserva - è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni".

Atti "esecrabili" come quelli terroristici, dunque, non sono dovuti alla religione, ma ad interpretazioni errate dei testi religiosi, nonché a politiche di fame, povertà, ingiustizia, oppressione. Il terrorismo non va sostenuto né con il denaro, né con le armi, tantomeno con la copertura mediatica - dice Francesco - perché è un crimine internazionale contro la sicurezza e la pace mondiale e come tale va condannato. Il Papa sottolinea che un cammino di pace tra le religioni è possibile e che è, dunque, necessario garantire la libertà religiosa, diritto umano fondamentale per tutti i credenti.

"STORIA DÀ SEGNI DI RITORNO INDIETRO" - "La storia sta dando segni di un ritorno all’indietro", sottolinea il Papa nella sua terza enciclica. "Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali".

E questo ci ricorda che ‘ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. E il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti’".

"‘Aprirsi al mondo’ - considera Francesco- è un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza. Si riferisce esclusivamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi. I conflitti locali e il disinteresse per il bene comune vengono strumentalizzati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico. Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli». Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza".

"Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori. L’avanzare di questo globalismo favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti. In tal modo - avverte Francesco - la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il "divide et impera".

"DIRITTI UMANI NON SONO UGUALI PER TUTTI" - "Molte volte si constata che di fatto i diritti umani non sono uguali per tutti". Lo denuncia il Papa nella enciclica resa nota oggi dopo la firma ad Assisi. Gesto simbolico che non accadeva da 206 anni.

"Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche e riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l ‘uomo", osserva Francesco.

"SU DIRITTI DISPARITA' UOMO-DONNA" - "L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti dell’uomo", denuncia il Papa .

"A parole - dice - si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. E’ un fatto che ‘doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti’".

"QUANTA AGGRESSIVITA' NEI SOCIAL" - "I movimenti digitali di odio e distruzione non costituiscono – come qualcuno vorrebbe far credere – un’ottima forma di mutuo aiuto, bensì mere associazioni contro un nemico". Così Papa Francesco mette in guardia anche dalle illusioni della comunicazione virtuale.

"I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare una amicizia, una reciprocità stabile e un consenso che matura col tempo, hanno una apparenza di socievolezza". Insomma, "non costruiscono veramente un noi ma solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia è nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità".

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