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Ebola, da sieroterapia a promessa di vaccino: le sperimentazioni in corso

Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Iss, sulla sieroterapia che sta facendo migliorare Kent Brantley: "E' un approccio che si usa da sempre, pensiamo al siero anti-vipera, e che permette di sfruttare gli anticorpi delle persone guarite per combattere la malattia"

(Foto di Medici senza frontiere)
(Foto di Medici senza frontiere)
04 agosto 2014 | 15.02
LETTURA: 3 minuti

La sieroterapia che sta facendo migliorare Kent Brantley, il medico americano contagiato dal virus Ebola in Liberia arrivato all'Emory University Hospital di Atlanta, "è un approccio che si usa da sempre, pensiamo al siero anti-vipera, e che permette di sfruttare gli anticorpi delle persone guarite per combattere la malattia". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che aggiunge: "Ebola è una malattia orfana: è molto rara, e alle case farmaceutiche non conviene investire nella ricerca. Gli unici che possono farlo sono gli istituti pubblici".

"Al momento per aiutare le persone colpite si ricorre, appunto, alla sieroterapia, mentre la sperimentazione più avanzata su un vaccino è, non a caso, quella di Anthony Fauci". Nei giorni scorsi il celebre ricercatore aveva annunciato per settembre negli Stati Uniti l'avvio dei test clinici su un vaccino sperimentale contro l'Ebola, che ha dato "risultati incoraggianti" sui primati.

Lo scienziato, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, sta lavorando con la Fda per ottenere una procedura veloce e far partire i trial clinici quest'autunno. Per la prima volta un siero anti-Ebola sarà sperimentato sull'uomo, visto che finora la ricerca di un vaccino, in molti casi nonostante risultati promettenti, non è mai andata oltre i test sugli animali. I primi risultati dovrebbero essere disponibili a gennaio, secondo Fauci, il cui obiettivo è, se il prodotto si dimostrerà innanzitutto sicuro e quindi efficace contro il virus, poterlo somministrare agli operatori sanitari che lavorano in Africa a partire dal prossimo anno. "Ma certo, se tutto andrà bene, prima che si possa somministrare nella clinica ce ne vorrà ancora di tempo", dice Vella.

"Nel frattempo va avanti anche la ricerca di un farmaco che utilizza piccoli Rna interferenti", elementi che svolgono nelle cellule un ruolo di silenziamento di alcuni geni. "Sono stati pubblicati i risultati promettenti sui primati", ricorda Vella. A scommettere su questo approccio è la Tekmira Pharmaceuticals, che dal 2010 sta testando questo prodotto sperimentale, Tkm-Ebola. Nel marzo 2014 l'azienda ha ottenuto dalla Food and Drug Administration il Fast Track, una via agevolata per facilitare lo sviluppo e snellire la revisione dei medicinali innovativi. Intanto già nel gennaio scorso erano iniziati i trial clinici di fase I sul prodotto sperimentale: uno studio randomizzato, in cieco contro placebo, per dimostrare sicurezza, tollerabilità e farmacocinetica del Tkm-Ebola su adulti sani.

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