Lo rileva il X Libro Bianco sulle droghe promosso da Associazione Luca Coscioni
Quasi il 30% degli ingressi in carcere in Italia è determinato da reati legati alla droga, rispetto a una media che nel resto del mondo è pari al 20%: il Testo Unico, noto ancora come Jervolino-Vassalli, è la causa principale di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. E' quanto emerge dal X Libro Bianco sulle droghe promosso da Associazione Luca Coscioni, La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca con l'adesione di A Buon Diritto, Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, LegaCoopSociali, Lila. Il Libro bianco, intitolato "La Guerra dei Trent'anni", che passa in rassegna 30 anni di leggi e politiche in materia di droga oltre a raccogliere dati relativi al 2018, è stato presentato oggi ala Camera on occasione ella giornata internazionale contro il narcotraffico.
Nel dettaglio 14.118 dei 47.258 ingressi in carcere nel 2018 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 (detenzione a fini di spaccio) della legge Jervolino-Vassalli. Si tratta del 29,87%, un'inversione di tendenza dal 2013 quando a seguito della sentenza Torreggiani della Cedu e dalle modifiche occorse a seguito della decisione della Consulta di cancellare buona parte della legge "Fini-Giovanardi" furono registrati numeri di arresti con la media mondiale.
Dei quasi 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2018 ben 14.579 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 5.488 in associazione con l'art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti), solo 940 esclusivamente per l'art. 74. Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili (anzi diminuiscono di alcune decine di unità). Nel complesso vi è però un aumento secco del 6,5% rispetto all'anno precedente.