I giudici di Milano hanno deciso di trasmettere gli atti su Marco Cappato alla Corte Costituzionale. Il leader dell'associazione Luca Coscioni è accusato di aver aiutato a morire Fabiano Antoniani, noto come deejay Fabo, il 40enne che il 27 gennaio 2017 scelse il suicidio assistito a due anni e otto mesi da quell'incidente in auto che lo ha reso cieco e tetraplegico.
Sia l'accusa che la difesa aveva chiesto l'assoluzione e in subordine la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale sollevando una questione di legittimità costituzionale sul reato di aiuto al suicidio, perché in contrasto con il diritto fondamentale della dignità della vita.
I giudici di Milano citano la Costituzione e la Convenzione dei Diritti dell'Uomo per rimarcare "i principi della libertà di ciascun individuo di decidere come e quando morire". Se la Corte assolve l'imputato perché riconosce che non ha rafforzato la volontà di Fabiano di porre fine alla sua vita, ritiene allo stesso tempo che la pena non può essere quella stabilità dal reato, e quindi rimanda alla Consulta gli atti per decidere le sorti giudiziarie di Cappato e fino a dove si spinge il "principio di autodeterminazione".
Cappato, commentando l'ordinanza, ha detto: "Voglio dire grazie alla scelta di Fabiano per quello che ha fatto e che clandestinamente fanno molte persone ogni anno". Il leader dell'associazione Luca Coscioni ha ringraziato la Corte, ricordando "che in Parlamento giace da 32 anni" una legge sul fine vita. "E' ora che la politica agisca", ha sottolineato.
Valeria Imbrogno, fidanzata di dj Fabo si è detta "felice per il lavoro duro e profondo che hanno fatto tutti, è una vittoria per Fabo e - ha aggiunto - per tutti quelli che vogliono accedere al suicidio assistito".