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Covid oggi Italia, un terzo dei positivi in ospedale per altre patologie

Dai dati della Fiaso risulta diversa la situazione delle terapie intensive, dove solo il 10% dei positivi è ricoverato per altre malattie

(Afp)
(Afp)
19 gennaio 2022 | 16.12
LETTURA: 4 minuti

Quasi un paziente su 3 positivi a Covid-19 sono ricoverati in ospedale per altre patologie. E' quanto emerge dall'ultimo report degli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), in cui sono stati analizzate le degenze distinguendo tra i pazienti ricoverati per Covid, e dunque affetti da una sintomatologia polmonare e delle vie respiratorie, e i pazienti positivi al coronavirus ma asintomatici, ricoverati in ospedale per altre patologie. Questo rapporto riguarda solo gli adulti.

Complessivamente, in 19 degli ospedali sentinella Fiaso sono ricoverati nelle aree Covid 1.949 pazienti: il 67,2% ha sviluppato la malattia da Covid e ha una patologia polmonare e delle vie respiratorie, mentre il 32,8% dei pazienti è positivo, ma si trova in ospedale per curare altre patologie e nella maggior parte dei casi ha scoperto di essere positivo a Sars-CoV-2 solo al momento del ricovero che prevede il tampone. Più di due terzi di questo ultimo gruppo di soggetti ricoverati 'con Covid' era vaccinato - sottolineano dalla Fiaso - e per questo è stato protetto dallo sviluppo della malattia, tanto che in ospedale ci è finito per differenti patologie. Il dato che emerge conferma lo studio Fiaso a cui avevano aderito 6 grandi aziende ospedaliere e che aveva anticipato come un terzo dei ricoveri fosse composto da asintomatici al Covid, ma con altre patologie.

Diversa, tuttavia, la situazione delle rianimazioni - precisa la Federazione - dove il peso dei pazienti asintomatici al Covid e affetti da altre malattie è del tutto residuale. In terapia intensiva solo il 10% dei pazienti positivi al coronavirus pandemico è ricoverato per altre patologie: in particolare, di questi pazienti senza sintomi Covid ma positivi al virus il 36% è finito in rianimazione per un ictus, un infarto o un'emorragia cerebrale; il 27% ci è arrivato per uno scompenso internistico; il 18% a seguito di un trauma o un incidente, e il 13,6% è in un letto di rianimazione per un intervento chirurgico indifferibile a cui ha dovuto sottoporsi ugualmente nonostante la positività.

"Per coloro che, pur contagiati, hanno bisogno di altre cure - evidenzia Milgliore - occorre creare dei setting assistenziali multispecialistici. E' del tutto evidente, infatti, che essendo pazienti positivi al virus non possono essere assistiti nei reparti di cardiologia, neurologia, ortopedia insieme ai pazienti che non sono stati contagiati. Dobbiamo quindi ospedalizzarli in strutture dedicate, in cui i diversi specialisti possano intervenire ciascuno per le proprie competenze. E' una grande sfida organizzativa e gestionale per i nostri ospedali che - conclude - comporta anche la necessità di incrementare il personale, creando un doppio percorso assistenziale dato che gli operatori devono indossare tute e mascherine di protezione per entrare in ambienti infetti".

CRESCONO RICOVERI UNDER 18

Nella settimana 11-18 gennaio crescono del 27,5% i pazienti Covid minori di 18 anni ricoverati in ospedale. Il numero degli under 18 ricoverati è passato da 120 a 153, di cui 10 in terapia intensiva. Tra i bimbi e ragazzi ricoverati, il 34% ha meno di 6 mesi. Complessivamente, quasi 2 su 3 dei minori ricoverati (61%) ha meno di 4 anni ed è dunque in una fascia di età non vaccinabile, mentre il 25% ha tra 5 e 11 anni.

Rallenta complessivamente la crescita dei ricoveri Covid negli ospedali sentinella Fiaso. In una settimana, dal 11 al 18 gennaio, l'aumento è stato del 7,1%: un incremento decisamente più basso rispetto all'accelerazione del 32% registrata nella settimana precedente (4-11 gennaio). La rilevazione è stata effettuata il 18 gennaio e riguarda un totale di 2.339 pazienti adulti.

Il rapporto di 20 ospedali aderenti alla rete Fiaso evidenza dunque un aumento dei ricoveri ordinari pari al 7% circa e dei pazienti in terapia intensiva lievemente più alto, pari al 9%. Permane la differenza di età fra vaccinati e non: i primi hanno in media 72 anni, i secondi 66 anni.

TERAPIE INTENSIVE

In una settimana anche la crescita nei reparti intensivi negli ospedali sentinella Fiaso mostra una frenata, rispetto al +18% dei ricoveri in rianimazione la scorsa settimana. A occupare i posti letto della terapia intensiva sono per la maggioranza sempre i no vax: i non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 62% del totale.

"Per il 90% i posti letto nelle rianimazioni sono occupati da chi ha sviluppato la malattia Covid e si tratta per la maggior parte di non vaccinati" afferma Giovanni Migliore, presidente Fiaso, che commenta l'ultimo report della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. "Le valutazioni sui modelli organizzativi e sulle misure da adottare - sottolinea - non possono non tenere conto che i pazienti in terapia intensiva malati di Covid, dunque con sintomi polmonari, sono la quasi totalità e quindi il peso della pandemia sulle terapie intensive continua a essere forte. L'osservatorio sulle rianimazioni, infatti, rappresenta il vero termometro dell'epidemia: la pressione determinata dal virus - insiste il vertice Fiaso - è ancora importante, per questo provvedimenti e limitazioni indirizzati a frenare la circolazione del virus sono ancora essenziali".

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