Report Fiaso: +17% ricoveri no vax in terapia intensiva
Diciassette ragazzi sotto i 18 anni ricoverati per Covid in Italia, 2 in terapia intensiva. E' quanto evidenzia il report della Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, con i dati relativi agli ospedali sentinella di Fiaso rilevati il 30 novembre. Sono in tutto 810 i pazienti monitorati dallo studio Fiaso contro i 697 del 23 novembre.
"Il totale dei pazienti sotto i 18 anni ricoverati negli ospedali sentinella Fiaso è di 17, di cui 2 in terapia intensiva. Età media 4 anni. I due ricoverati in rianimazione hanno 14 e 11 anni e si trovano all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli e agli ospedali Riuniti di Ancona" si legge nel report.
“Nella quarta ondata pandemica stiamo assistendo a una crescita di bambini ricoverati per Covid e qualcuno manifesta anche la necessità di cure intensive. L’aggressività del virus non risparmia i più piccoli e, oltre a colpirli con la malattia, li rende potenziali vettori dell’infezione tra gli adulti: ecco perché è necessario procedere con la vaccinazione in età pediatrica - commenta il direttore generale dell’ospedale pediatrico Santobono-Pausilipon, Rodolfo Conenna - Serve a proteggere i nostri bambini, a frenare la circolazione del virus e anche garantire il diritto allo studio riducendo i contagi nelle scuole e assicurando la regolarità delle lezioni in presenza".
Dal report della Fiaso emerge poi che aumentano i ricoveri Covid ma aumentano soprattutto i posti letto in rianimazione occupati da chi non è vaccinato: +17%. "Il trend dei ricoveri Covid è in progressiva crescita e accelerazione. In una settimana è aumentato del 16%", si evidenzia.
"Parzialmente differenti i dati relativi alle terapie intensive in cui i pazienti crescono a un ritmo inferiore - scrive la Fiaso - I ricoveri in rianimazione fanno registrare un aumento di sole 7 unità, pari al 9%, e si tratta esclusivamente di non vaccinati: nelle terapie intensive aumentano del 17% i pazienti non vaccinati mentre diminuiscono del 10% i vaccinati. La diminuzione dei vaccinati nelle intensive, nonostante l’aumento complessivo dei ricoverati, è un segnale positivo circa la protezione del vaccino dalle forme gravi".
A conferma delle precedenti rilevazioni, "l’età media risulta decisamente più bassa tra i non vaccinati: i pazienti positivi al Covid che finiscono in ospedale senza aver ricevuto nemmeno una dose di vaccino hanno in media 63,4 anni a differenza dei vaccinati che hanno 74,7 anni - prosegue il report - La presenza di patologie pregresse, inoltre, continua a essere più alta tra chi è stato vaccinato: fra i vaccinati i pazienti con comorbidità sono il 71% mentre fra i non vaccinati il 56%. I non vaccinati che vengono ricoverati, dunque, sono in media più giovani e godono di uno stato di salute migliore".
"Crescono i ricoveri di non vaccinati, diminuiscono quelli di vaccinati: i dati degli ospedali sentinella Fiaso relativi alle terapie intensive nell’ultima settimana evidenziano come a subire le conseguenze peggiori del Covid siano essenzialmente i non vaccinati – commenta il presidente Fiaso Giovanni Migliore - Siamo fiduciosi che l’ampliamento della platea per la terza dose e l’ampia copertura dei fragili proteggerà i soggetti vaccinati dalle forme gravi della malattia. Occorre però intraprendere la campagna vaccinale anche tra i bambini per bloccare la circolazione del virus e per proteggere i più fragili”.
“Il numero di pazienti Covid ricoverati è in crescita, ma i dati dimostrano che la vaccinazione e la diagnosi precoce influenzano positivamente e in modo sensibile la tipologia di pazienti che necessitano di ricovero e di cure intensive e l’esito della malattia – prosegue Massimo Lombardo, direttore generale della Asst Spedali Civili di Brescia - È importante proseguire in questa direzione con uno sforzo congiunto di tutti gli attori del sistema. Tutti gli strumenti di prevenzione, tra cui anche l’igiene delle mani, l’utilizzo della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale sono ancora necessari se vogliamo ridurre l’impatto della malattia nella nostra comunità”.