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Covid Abruzzo, "terapie intensive al limite"

Il primario di terapia intensiva di Chieti, Salvatore Maurizio Maggiore: "Più giovani, pesano varianti"

Covid Abruzzo,
04 marzo 2021 | 13.57
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Emergenza coronavirus in Abruzzo e "situazione critica" nelle terapie intensive della Regione. A fare il quadro della difficile condizioni dei reparti di rianimazione in Abruzzo è Salvatore Maurizio Maggiore, docente di Anestesia e rianimazione all'università di Chieti e responsabile dell'Unità operativa complessa di anestesia e rianimazione dell'ospedale Santissima Annunziata della città abruzzese.

"La situazione delle terapie intensive nella Regione Abruzzo è critica, ormai da giorni. E anche a Chieti il problema è serio, con un tasso di occupazione dei letti molto alto. Siamo in difficoltà. La situazione in termini numerici è peggiore di marzo. Siamo davvero al limite. Rispetto a marzo - dice Maggiore all'Adnkronos Salute - siamo, più preparati, abbiamo più posti letto stabili, abbiamo più attrezzature. Ma i numeri sono davvero importanti. E rimane un problema sostanziale che è quello del personale, un problema preesistente che certo non si risolve in pochi mesi. Le difficoltà, purtroppo, ci sono tutte". In particolare a Chieti "abbiamo 3 terapie intensive: una non Covid, una Covid da 8 posti letto, completamente riempita, e una nuova Covid, aperta da una settimana, da 11 posti letto che è anch'essa piena. Anche la disponibilità a livello regionale è molto limitata. Siamo al limite dal dover riconvertire completamente tutte le attività non Covid in Covid. La pressione è forte: apriamo dei posti ma si riempiono rapidamente".

E "c'è sicuramente - aggiunge il medico - un tasso di ospedalizzazione alto. La pressione sui reparti di Medicina è elevata da giorni e, aumentando il numero di ricoverati per Covid, aumentano anche i casi gravi che richiedono il ricovero in terapia intensiva. Il quadro è serio". Secondo Maggiore, "nel caso non si riesca a controllare il contagio, il numero di malati e i casi gravi rischiamo di trovarci in una condizione in cui le nostre capacità di assistenza verranno superate. E' fondamentale che la situazione si inverta rapidamente", ammonisce.

"Pazienti più giovani, pesano varianti"

Crescita rapida dei contagi, persone più giovani ricoverate, aggravamento più rapido. Nella nuova ondata di contagi che sta mettendo in ginocchio le terapie intensive in molte Regioni, tra le quali l'Abruzzo "le varianti hanno un ruolo importante". Anche nel determinare "le caratteristiche dei pazienti che stiamo vedendo, generalmente di età più giovane", spiega ancora all'Adnkronos Salute Maggiore.

"Ovviamente - continua - continuiamo a vedere persone di età più avanzata. Ma è aumentato il numero di pazienti nella fascia intorno ai 50 anni: dai 40 ai 60 anni. Vediamo anche casi che, in alcune situazioni, sono molto gravi fin dall'esordio. E indubbiamente la diffusione delle variante ha un ruolo in questo". Inoltre aumentando il numero di casi, per via delle varianti, "anche l'organizzazione territoriale che può essere la più perfetta del mondo, va in difficoltà. E vediamo arrivare pazienti in ospedale già in condizioni molto gravi spesso perché si cerca, ove possibile, di limitare l'accesso all'ospedale".

In questa nuova ondata, poi, i clinici osservano dei cambiamenti anche nei sintomi. "Nella prima fase - spiega Maggiori - il calo dell'ossigenazione, nella maggior parte dei casi, veniva subito avvertito, come difficoltà a respirare, e quindi riferito immediatamente al pronto soccorso".

Ora, invece "vediamo che i pazienti hanno una tolleranza verso il sintomo. Il dato, quindi, può sfuggire se non si va cercare. E quando si manifesta è già in forma molto grave. Tutto questo crea un quadro potenzialmente esplosivo", conclude Maggiore, sottolineando che in questa fase delicata seguire le misure anticontagio è ancora più importante "tutti devono stringere i denti in questo momento. La situazione della varianti scappa di mano in un secondo, ovunque. Il problema è nazionale".

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