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"Costretta a tornare a scuola per portare mio figlio disabile in bagno", la denuncia di una madre

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16 gennaio 2017 | 12.19
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Manuel ha 18 anni ed è un ragazzo disabile, frequenta l'Istituto 'Pio La Torre' di Palermo e ha bisogno di aiuto per potersi muovere, per mangiare e pure per andare in bagno. Ma da quando è ricominciata la scuola, dopo le vacanze natalizie, non ci sono più gli assistenti a occuparsi di Manuel, perché la Regione siciliana non ha più i soldi per poterli pagare. E gli insegnanti di sostegno non possono svolgere questo tipo di assistenza. Così è la sua mamma ad occuparsi di lui, venendo ogni giorno a scuola, durante la ricreazione, per accompagnare il ragazzo disabile in bagno, per farlo muovere, per dargli la merendina. "Sono stanca - sussurra all'AdnKronos con un filo di voce Nadia Melluso, la madre di Manuel - Posso piegarmi alla volontà di Dio di avere un figlio disabile, ma non mi posso piegare alla volontà di un gruppetto di persone che se ne fregano dei disabili. La burocrazia non può impedire a tanti ragazzi di andare a scuola. Questa situazione è un vero disastro e io sono stanca perché non sento le istituzioni vicine".

Già, perché il problema non riguarda soltanto Manuel, ma tanti giovani studenti affetti da disabilità, fisica e mentale, della provincia di Palermo. Qualcuno di loro arriva anche da fuori Palermo, da Bolognetta, ad esempio, dove c'è una casa famiglia che ospita molti portatori di handicap. E la scuola è il loro unico svago. Ma da quando sono finite le vacanze natalizie, il pulmino non porta più i bambini a scuola.

Sono numerosi gli studenti con handicap che hanno diritto a servizi all'integrazione scolastica, nella forma di assistenza alla persona. Si tratta di personale che aiuta i ragazzi nelle esigenze primarie, come andare in bagno, mangiare e scendere e salire le scale. E poi c'è il personale che si occupa dei trasporti e gli assistenti all'autonomia, cioè figure professionali specializzate nell'insegnamento di attività del quotidiano come conoscere e gestire soldi, leggere l'orario, utilizzare mezzi pubblici e tutte quelle cose che sono 'normali' per gli studenti senza handicap, ma che diventano a volte ostacoli insormontabili per questi studenti e che non rientrano nelle materie scolastiche e per le quali esistono strategie e strumenti ad hoc. Questi servizi sono erogati dalla Regione siciliana solo da poco meno di un mese, cioè da quando la competenza è passata dalle ex Province all'Assessorato regionale alla Famiglia della Sicilia.

"Già per tre volte quest'anno le famiglie sono state costrette a tenere per lunghi periodi i figli a casa perché sono mancati gli assistenti personali o il trasporto - racconta una insegnante di sostegno del 'Pio La Torre' - Alcuni genitori sono venuti materialmente a scuola, prendendosi ore di permesso da lavoro, all'ora della ricreazione, per dar da mangiare ai figli e aiutarli ad andare in bagno, pulirli eccetera". Nel caso dei ragazzi in sedia a rotelle il risultato è stato invece l'assenza per settimane, come per quelli provenienti da case famiglia situate a molti chilometri di distanza.

"Queste interruzioni dei servizi - lamenta ancora Nadia Melluso, la madre di Manuel - ci costringono ad ovviare a questo problema andando personalmente a scuola per accompagnare nostro figlio in bagno tutte le volte che l’insegnante ci chiama e far svolgere il momento della ricreazione aiutandolo a far merenda, altrimenti l’unica alternativa è tenerci nostro figlio a casa, negando così il suo diritto allo studio".

"Il professore di sostegno di nostro figlio - dice ancora Nadia Melluso - non è abilitato e autorizzato, per legge, a svolgere i suddetti compiti". "Quindi - spiega ancora la madre - immaginate quali siano i disagi che ogni anno e più volte l’anno devono subire le famiglie degli alunni disabili ogni qual volta questi servizi vengono interrotti pur avendone diritto per la famosa legge 104".

Proprio due giorni fa la Regione ha inviato una lettera all'Istituto 'Pio La Torre' in cui ha spiegato che il giorno prima si è svolto un "tavolo tecnico sulla disabilità, con la partecipazione dei vari rappresentanti delle Città metropolitane, dei liberi consorzi, dei commissari e loro delegati delle ex province e dell'Ufficio scolastico regionale per discutere sulla programmazione" del servizio. In una lettera, dal linguaggio burocratico, viene comunicato ai dirigenti e ai genitori che il servizio non solo non è attivo ma che non si sa quando sarà riattivato: "Si comunica che i servizi di integrazione per alunni diversamente abili, non potranno essere attivati in mancanza dell'autorizzazione da parte dell'Assessorato alla Famiglia. Sarà cura dello scrivente comunicarvi tempestivamente le modalità di avvio dei servizi", si legge. In altre parole, non ci sono soldi, al momento, per potere riattivare il servizio e i giovani diabili continuano a restare a casa. Oppure, come nel caso di Nadia Melluso, sono i genitori a farsi carico del servizio di assistenza. "Sono costretta ad occuparmi di mio figlio anche quando è a scuola - lamenta - E ogni giorno, dopo averlo accompagnato a scuola, devo tornarci all'ora della ricreazione per accompagnarlo in bagno e dargli da mangiare la merende". Negli anni passati i genitori di Manuel si sono anche rivolti alla giustizia amministrativa per avere riconosciuti i loro diritti, e per ben tre volte il Tar ha dato ragione ai genitori condannando le istituzioni. "Anche il Miur è stato condannato - dice Nadia Melluso - eppure il problema si ripropone sempre. L'anno scorso il servizio stato interrotto per ben quattro volte, e sono titte ore che mio figlio non recupererà mai. Dalle istituzioni si passano la palla da un ufficio all'altro. Adesso è la Regione ad occuparsene, ma sono solo problemi burocratici. A discapito di Manuel.

Ma cosa dice la Regione, cioè la diretta interessata? "Siamo in esercizio provvisorio - spiegano all'Adnkronos dagli uffici dell'Assessorato regionale alla Famiglia - e attualmente non abbiamo i soldi nei capitoli di spesa. Con la riapertura dell'esercizio finanziario ci sarà la ripartizione dei capitoli di spesa". Insomma, il blocco è dovuto, come confessa lo stesso dirigente, "a una questione tecnico-contabile, deve arrivare il decreto della Ragioneria generale che distribuisce le somme".

Insomma, la burocrazia. Ma, nel frattempo, decine di ragazzi disabili, che considerano la scuola come unico momento di svago, o restano a casa oppure costringono i genitori a prendersi giorni di ferie, di permessi, per potere essere assistiti. Un'assistenza che spetta di diritto. Ma non a loro.

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