Ancora poche ore e sarà il momento, come ogni Venerdì Santo, della Via Crucis al Colosseo. Le meditazioni di quest'anno, scritte da Anne-Marie Pelletier - vincitrice del 'Premio Ratzinger 2014' - hanno come protagonista un mondo che affronta la piaga della pedofilia e della violenza sulle donne, passando per l'indifferenza verso i poveri e gli ultimi della terra.
"L'Ora è dunque giunta. Il cammino di Gesù sulle strade polverose della Galilea e della Giudea, incontro ai corpi e ai cuori sofferenti, spinto dall'urgenza di annunciare il Regno, questo cammino si ferma qui, oggi. Sulla collina del Golgota. Oggi la croce sbarra la strada": inizia così il testo di Pelletier che, dalla prima alla 14esima stazione, accompagnerà i fedeli nella celebrazione liturgica presieduta da Papa Francesco.
Ma cosa rappresenta la Via Crucis? Si tratta di una delle celebrazioni più importanti della Quaresima, che vuole ricordare l'ultimo tratto del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena. "Nel senso attuale del termine risale al Medioevo inoltrato: San Bernardo di Chiaravalle, san Francesco d'Assisi e san Bonaventura da Bagnoregio prepararono il terreno" per la nascita del "pio esercizio", la Via Crucis, si legge sul sito della Santa Sede.
Verso la fine del 13esimo secolo viene "già menzionata, non ancora come pio esercizio, ma come cammino percorso da Gesù nella salita al Monte Calvario e segnato da una successione di 'stazioni'". Nel 1294 un frate domenicano, Rinaldo di Monte Crucis, "nel suo 'Liber peregrinationis' afferma di essere salito al Santo Sepolcro 'per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem' e ne descrive le varie 'stationes': il palazzo di Erode, il Litostrato - dove Gesù fu condannato a morte - il luogo dove incontrò le donne di Gerusalemme, il punto in cui Simone di Cirene prese su di sé la croce del Signore".
E così, sullo sfondo della devozione alla passione di Cristo e con riferimento al cammino di Gesù nella salita al Calvario, "la Via Crucis, come pio esercizio, nasce direttamente da una sorta di fusione di tre devozioni che si diffusero a partire dal secolo XV soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi:
- la devozione alle 'cadute di Cristo' sotto la croce; se ne contano fino a sette;
- la devozione ai 'cammini dolorosi di Cristo', che consiste nell'incedere processionale da una chiesa all'altra in memoria dei percorsi di dolore - sette, nove e anche di più -, compiuti da Cristo durante la sua passione;
- la devozione alle 'stazioni di Cristo', ai momenti in cui Gesù si ferma lungo il cammino verso il Calvario o perché costretto dai carnefici, o perché stremato dalla fatica o perché, mosso dall'amore, cerca ancora di stabilire un dialogo con gli uomini e le donne che partecipano alla sua passione".
I 'Cammini di dolore' e le 'Stazioni' corrispondono in numero e contenuto (ovvero, ogni 'Cammino' si conclude con una 'Stazione') e queste ultime vengono indicate erigendo una colonna o una croce nelle quali è a volte raffigurata la scena su cui si effettua la meditazione.
La Via Crucis che conosciamo oggi, "con le stesse 14 stazioni disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del secolo XVII, soprattutto in ambienti francescani". Dalla penisola iberica passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio della corona spagnola, e poi in Italia dove incontrò il frate missionario San Leonardo da Porto Maurizio, che eresse personalmente oltre 572 Via Crucis, delle quali è rimasta famosa quella eretta nel Colosseo, su richiesta di Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, a ricordo di quell'Anno Santo.
E così, ogni anno, la sera del Venerdì Santo il Papa compie, insieme con migliaia di pellegrini venuti da tutto il mondo, tale celebrazione per "riaffermare la propria adesione al Maestro; per piangere il proprio peccato come Pietro; per aprirsi, come il Buon Ladrone, alla fede in Gesù, Messia sofferente; per restare presso la Croce di Cristo, come la Madre e il discepolo, e lì accogliere la Parola che salva, il Sangue che purifica, lo Spirito che dà la vita".