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Coronavirus, Pregliasco: "Ecco cosa non ha funzionato"

Il virologo dell'Università di Milano sul focolaio di Codogno: "Un mix di sfortuna e compresenza del virus influenzale. Una settimana per capire se contenimento funziona"

(Fotogramma)
(Fotogramma)
25 febbraio 2020 | 09.24
LETTURA: 2 minuti

di Margherita Lopes

Ci sono state polemiche ad alti livelli sulla gestione dell'allarme coronavirus da parte degli ospedali del Nord. "Ma nel caso di Codogno il problema è in parte legato alla compresenza del virus influenzale, in parte alla sfortunata coincidenza di un paziente italiano e senza apparenti fattori di rischio. Una persona che, interrogata più volte, non ha evidenziato un legame con la Cina. Questo, e il fatto che il virus influenzale circoli ancora con una certa intensità nel nostro Paese, ha portato a ciò che sappiamo". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco.

"Ora le cose sono cambiate: basta un'affezione respiratoria acuta per alimentare i sospetti. Il problema di Codogno e del mancato funzionamento dei filtri, che avrebbero dovuto portare a un trattamento in una struttura specializzata, come è invece successo a Roma con la coppia di cittadini cinesi allo Spallanzani, è frutto anche della sfortuna", insiste il virologo. "Ora è fondamentale individuare e trattare i casi più gravi, oltre a limitare la propagazione del virus. La recentissima notizia di un nuovo caso sospetto in Sicilia, proveniente dal Nord, non tranquillizza. Ma penso che per capire se l'azione di contenimento stia funzionando - conclude Pregliasco - occorrerà almeno una settimana".

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