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Coronavirus, a marzo oltre 15mila morti

E' quanto emerge da un report Iss-Istat. Il picco è stato raggiunto il 28 marzo. Dal 20 febbraio al 30 aprile sono decedute 28.561 persone. Ad aprile eccesso mortalità del 33,6%. Italia divisa in tre

(Foto Fotogramma)
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04 giugno 2020 | 15.59
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"Dal 20 febbraio al 30 aprile 2020, si sono verificati 28.561 decessi in persone positive al Covid-19; di queste 15.114 (53%) sono decedute entro il mese di marzo (il picco si è raggiunto il 28 marzo) e 13.447 (47%) nel mese di aprile". E' quanto emerge dal nuovo aggiornamento del Rapporto sull'impatto dell'epidemia Covid-19 sull'eccesso di mortalità in Italia realizzato da Istat e Istituto superiore di sanità (Iss).

"Il continuo aggiornamento dei dati da parte delle Regioni ha permesso di recuperare, ulteriori 790 decessi (15.114 rispetto ai 14.324) avvenuti a marzo ma comunicati successivamente alla data di aggiornamento della base dati oggetto del primo Rapporto del 26 aprile", precisa il report.

Sono ' tre le Italie alle prese con Covid-19 , secondo il report.

In aprile in Italia "contemporaneamente alla diminuzione dei casi e dei decessi Covid-19 si riduce la mortalità per il complesso delle cause. A livello nazionale i decessi totali scendono da 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell’eccesso di mortalità passa da un aumento medio del 48,6% di marzo (26.350 decessi in più nel 2020 rispetto alla media 2015-2019) al 33,6% di aprile (16.283 decessi in più). A diminuire è proprio la mortalità delle province ad alta diffusione".

Con la diminuzione dell’eccesso di mortalità nel mese di aprile "aumenta la quota spiegata dai decessi Covid-19: mentre a marzo dei 26.350 decessi stimati in eccesso il 54% è stato riportato dalla sorveglianza integrata (14.420), nel mese di aprile dei 16.283 decessi in eccesso l’82% è riportato dalla sorveglianza (13.426)".

La riduzione della quota di eccesso di mortalità totale non spiegata dal Covid-19 "è un risultato molto importante documentato nel Rapporto. Con i dati oggi a disposizione - spiegano gli autori - si possono solo ipotizzare due possibili cause: è aumentata la capacità diagnostica delle strutture sanitarie e quindi sono stati diagnosticati in maniera più accurata i casi di Covid-19; è diminuita la mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette. Quest’ultima componente infatti migliora man mano che si riduce la pressione sui sistemi sanitari", sottolinea il report.

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