"Nel 2009 ho incontrato Belen , insieme facevamo una coppia mediatica stratosferica e tutto quello che toccavamo diventava oro". Nell'aula del processo a suo carico per intestazione fittizia di beni, Fabrizio Corona parla, interrogato dal pm Alessandra Dolci, di come ha accumulato i soldi - in particolare 1,8 mln di euro - trovati in sacchi nascosti in un controsoffitto della casa della sua collaboratrice Francesca Persi, oltre a circa 800.000 euro in depositi in Austria.
Le somme in nero che aveva accumulato negli anni dopo la sua 'prima' uscita dal carcere, Corona dice di averli custoditi in cassette di sicurezza a Milano intestati ad un'amica la cui identità tiene nascosta. Sono somme che aveva accumulate da lavori, serate e contratti pagati in nero.
Nel 2012 "quando il carcere si era fatto imminente" in vista di un'udienza sul calcolo della pena totale 'collezionata' dall'ex fotografo dei vip, quelle somme cominciano a 'scottare ' anche per Corona che così decide di nasconderle. Per questo, riferisce l'imputato in aula, "sono andato a prenderli dalle cassette di sicurezza, li ho messi in sacchi neri della spazzatura chiusi con adesivi di color marrone e li ho consegnati a Francesca Persi di cui mi fidavo, che conosco da 15 anni e che so che non avrebbe toccato nemmeno un euro".
Corona dice di non aver saputo dove la sua collaboratrice li aveva nascosti, lo ha saputo solo in seguito. "Per me - sottolinea più volte - quel nero era solo un problema. Se avessi potuto accedere alla voluntary di Renzi lo avrei fatto. Per me era un problema quindi pagavo tutto in nero, anche i miei dipendenti e quello che avanzava lo mettevo via. Certo - aggiunge, strappando un sorriso in aula - potevo fare come Giancarlo Tulliani e andare a Dubai".
Il racconto prosegue fino al 14 luglio 2016 quando in taxi Corona si reca per la prima volta a casa di Francesca Persi dove, i due, aperto un buco nel controsoffitto, estraggono i sacchi e contano i soldi: "Per tre quarti li abbiamo messi in buste bianche e gli altri li abbiamo lasciati nei sacchi neri della spazzatura perché eravamo stanchi".