I numeri del servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica (Saifip) dell’ospedale romano: 373 operazioni chirurgiche riguardano il percorso da maschio a femmina e 671 quello da femmina a maschio. In forte aumento anche le richieste di consulenza da parte di bambini e adolescenti: nell’ultimo anno seguiti 20 ‘under 18’. Consulta: “Chi cambia sesso mantenga rapporto di coppia giuridicamente regolato”
Un percorso lungo e delicato, che ha portato ad accumulare in venti anni circa 1.044 interventi chirurgici, più di uno per ogni paziente, di cui 373 che riguardano il percorso da maschio a femmina e 671 quello da femmina a maschio. Questi i numeri del servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica (Saifip) dell’ospedale San Camillo Forlanini dal suo anno di nascita, il 1992, fino a fine 2012. “A cambiare sesso sono state 333 persone”, spiega all’Adnkronos Salute Maddalena Mosconi, responsabile area minori del Saifip.
Il centro offre consulenza anche per i genitori di bambini e adolescenti che hanno problemi inerenti la sfera sessuale. “E negli ultimi anni sono in forte aumento anche le richieste di consulenza da parte di bambini e adolescenti: nell’ultimo anno abbiamo seguito 20 ‘under 18”. Adolescenti che “volevano iniziare il percorso per il cambiamento di sesso, dal momento che la terapia ormonale si può avviare già a 16 anni”. Si tratta di un percorso lungo e impegnativo, dal punto di vista fisico e psicologico. “Sei mesi di valutazione psicologica sono preliminari per avviare l’iter legale, e in tutto per un cambio completo possono trascorrere 2-3 anni. Non solo: se per passare da maschio a femmina occorrono un paio di interventi, nell’altro caso possono essere necessarie cinque operazioni differenti, per rimuovere utero, ovaie e seno, per una falloplastica e per la protesi peniena”. Quanto alle richieste di assistenza psicologica, “sono aumentate quelle di persone confuse sulla propria identità di genere, spesso uomini con un matrimonio alle spalle”.
A cambiare le cose, per questi pazienti nati con un corpo che non sentono proprio “anche il fatto che il Tribunale di Roma ha già emesso 15 sentenze per consentire di cambiare il genere sul documento senza dover eseguire l’intervento chirurgico”, prosegue l’esperta. Insomma, per cambiare sesso sulla carta d’identità senza dover passare sotto il bisturi. Ma chi sono le persone che si sono rivolte al servizio del San Camillo in questi anni? Circa il 10% era laureato (10,1% maschi che sono diventati femmine e 8,7% femmine divenute maschi), il 63% circa aveva un lavoro e il 10-17% studiava ancora. Mentre il 26% dei maschi e il 19% delle femmine era disoccupato. Molti, secondo i dati, vivevano in famiglia o con un partner. Una volta completato il percorso, spesso le difficoltà di un paziente nel suo nuovo corpo permangono. “Può essere complicato gestire una differente sessualità o le reazioni di organi nuovi”, dice l’esperta. Ecco perché talvolta il Servizio continua a garantire assistenza psicologica a questi pazienti.