"Lunedì inizio. Un po' perché è una staffetta, un po' perché domenica è il mio compleanno. Però in questa protesta ho coinvolto mia moglie, pure se già magrissima, mia suocera e tanti amici e se serve interrompo, finita la settimana, e riprendo fin quando non vedremo risultati seri". Lo anticipa all'Adnkronos Salvatore Buzzi, ras delle cooperative romane tornato recentemente a vivere il carcere nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. Allo sciopero della fame già iniziato dalla radicale Rita Bernardini - "Santa Subito" invoca lui - aderisce intenzionato ad aprire gli occhi alla gente sulla durezza della reclusione.
"La situazione è drammatica, anche e soprattutto per il Covid-19 - spiega - Giornalisti e magistrati dovrebbero farsi un mese in carcere, perché solo chi lo vive può capire: sono sospesi i colloqui, i bimbi sotto i 10 anni non possono entrare. Per provare a capire cosa si prova basta sistemare un letto nel proprio bagno di casa - continua Buzzi - A quel punto, quando hai disegnato il lavandino, la brandina, i sanitari, va piazzato un letto sopra a quello già esistente. Quello è il sovraffollamento, e lì come lo applichi il distanziamento sociale in carcere? E' impossibile. Io ero in alta sicurezza a Tolmezzo, con 4 ore d'aria al giorno. Solo che lì, d'inverno, fanno meno 20 gradi e quando puoi uscire eviti".
"Occorrono politiche deflattive, far uscire un po' di gente dalle carceri, estendere la liberazione anticipata speciale, aumentare gli sconti di pena - continua Buzzi - ci sono persone che devono scontare pene minime, perché devono stare dentro? Perché uno come Verdini a 69 anni deve stare in carcere? Spero che la sua reclusione faccia riflettere Salvini: è facile sparare a zero sul mandare tutti in carcere, sul buttare le chiavi quando non ti riguarda personalmente, quando quello da rinchiudere è un marocchino. Mi dispiace per Verdini, ma forse può fargli rivedere le politiche di sicurezza. Difficile scalfire questo muro di silenzio, ma forse grazie a Verdini qualcosa cambierà e Salvini potrà ravvedersi". (di Silvia Mancinelli)