Bene "dal punto di vista culturale" la legge francese che costringe i supermercati a donare, ridurre in concime o dare via come foraggio per gli animali ogni tipo di cibo che non viene venduto
Bene "dal punto di vista culturale" la legge francese che costringe i supermercati a donare, ridurre in concime o dare via come foraggio per gli animali ogni tipo di cibo che non viene venduto, ma un obbligo simile impone una forte organizzazione operativa altrimenti si rischia di "scaricare sulle associazioni" lo sforzo "insuperabile" di recuperare in pochissimi giorni tonnellate e tonnellate di prodotti freschi e deperibili. Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare, dà un "sette - sette e mezzo" alla normativa francese e per l'Italia spera in una normativa anti sprechi "che introduca non un obbligo a donare, bensì dei vantaggi e incentivi fiscali per chi dona e per le associazioni che recuperano".
La legge francese "va benissimo dal punto di vista culturale e per il fatto che pone al centro il tema della lotta agli sprechi - afferma Giussani all'Adnkronos - Ma l'impatto non va sottovalutato e servono tavoli organizzativi a cui siedano sia il governo sia i protagonisti che donano sia quelli che ricevono, altrimenti, si scarica sulle associazioni uno sforzo insuperabile".
"Quella francese è una legge all'interno di una normativa più ampia sulla transizione energetica per la crescita verde, dunque si tratta di un piccolo pezzo di una normativa più complicata, ma ha un suo significato importante: introduce in modo significativo e pesante la lotta allo spreco - osserva - Da un punto di vista culturale è un segno forte di attenzione e una spinta a introdurre, nel mondo della distribuzione, normative e comportamenti conseguenti di recupero delle eccedenze alimentari e di lotta allo spreco".
"Ci sono tuttavia dei limiti: la discussione è ancora lunga perché l'iter parlamentare francese prevede vari passaggi - sottolinea il presidente della Fondazione Banco Alimentare - E poi bisogna tenere conto degli impatti operativi perché rendere disponibili, improvvisamente, grandi quantità di alimenti freschi o con deperibilità veloce, è un problema anche delle associazioni che li ricevono. Serve una forte organizzazione".
"Il fatto che si passi attraverso un obbligo a donare, non è la via più virtuosa", continua. Secondo Giussani sarebbe meglio "premiare chi lo fa attraverso incentivi" e penalizzare chi non lo fa. "L'auspicio per l'Italia è che si raccolga la spinta e l'attenzione al tema per fare una legge contro gli sprechi, visto che ci sono carte di ogni tipo - continua - E ci auguriamo che, quando ci si metterà a scrivere una normativa, si possa lavorare insieme a tutti gli operatori".
Sarebbe meglio prevedere incentivi cioè "migliorare la fiscalità di chi dirotta gli alimenti al recupero invece che alla distruzione - conclude - Ad esempio, sgravi sulla tassa dei rifiuti, vantaggi fiscali sull'Iva per chi dona e vantaggi fiscali anche per le associazioni che si impegnano per la raccolta e il recupero".